Storia della repubblica di Nauru
L’isola di Nauru è la più piccola repubblica del mondo: misura soltanto 20 chilometri quadri di superficie e si trova in mezzo al Pacifico. Curiosamente, qui il turismo risulta pressoché ignoto.
Abitata sin dall’antichità, Nauru doveva essere una splendida isola tropicale quando fu scoperta dagli europei alla fine del Settecento. Gli esploratori non vi trovarono nulla di prezioso e quindi anziché sterminare gli indigeni come al solito, fraternizzarono con loro, e prima di partire in segno di amicizia gli lasciarono due invenzioni occidentali sconosciute a quelle latitudini, i superalcolici e le armi da fuoco. I Nauresi vi si appassionarono: ciò provocò tuttavia spiacevoli incidenti, qualche rissa e un paio di spaventose guerre civili di cui nessuno, nemmeno i combattenti completamente ubriachi, riuscirono mai a dare motivazioni sensate.
All’inizio del secolo scorso, al centro di Nauru fu scoperto un colossale giacimento di fosfato, a quei tempi un elemento di gran valore. Tutti i nauresi si misero a scavare. Nauru diventò improvvisamente una nazione ricca. Il reddito pro capite tanto elevato consentiva ai nativi di vivere nel lusso estremo: ville, yacht, statue d’oro in salotto. Una stranezza, rispetto alle altre popolazioni dell’Oceania ancora ferme alle capanne di paglia e alla pesca con la lancia.
Pur di mantenere quel benessere, le autorità trasformarono l’intera Nauru in una cava a cielo aperto, e in poco tempo disboscarono la quasi totalità del territorio per intensificare le attività estrattive. Purtroppo dopo decenni di sfruttamento, dai e dai, il fosfato si esaurì.
Negli anni Ottanta il governo di Nauru ha provato a risolvere i suoi problemi con la finanza, dichiarandosi paradiso fiscale. In questo modo a Nauru sono giunti nuovi capitali dall’estero, per lo più provenienti da imprenditori e da organizzazioni criminali estere. Così per qualche anno la situazione di Nauru è un poco migliorata ma la repubblica ha dovuto abbandonare questa strada quando la vicina Australia, accortasi che l’allegro regime economico naurese sottraeva danaro alle sue casse, ha minacciato di bombardare le banche di Nauru con i missili.
Oggi il 90% di Nauru è occupato dall’impianto industriale della grande miniera abbandonata, l’6% dai resti del sontuoso stadio da rugby costruito nell’era dell’agiatezza, il 3% da bunker appartenenti all’ex Banca Nazionale di Nauru, e il restante 1% dalle case.
A causa della deforestazione, il turismo e l’agricoltura sono assenti: disgraziatamente a Nauru non esistono più terreni coltivabili né edificabili. Gli alberi sono estinti e l’unica fauna sopravvissuta consiste in gatti, cani randagi e ratti importati dall’Europa ai tempi della colonialismo. Per quanto concerne la politica, a Nauru le elezioni si tengono ogni tre mesi circa, sempre senza successo, per via della proverbiale litigiosità naurese.
Recentemente l’Onu ha proposto agli abitanti di lasciare Nauru e trasferirsi altrove. Ma dove? Nessuno li vuole.
chiarapetrucci
sembrerebbe un posto discretamente di merda…
gio
leggo su wikipedia: “La percentuale di persone in sovrappeso a Nauru è del 94,5%, la più alta al mondo. ” – al mondooo? ma cosa mangiano se sull’isola non c’è più nulla?
confuso
spendono tutti i soldi che hanno in cibo. è una specie di progetto di autodistruzione.
gio
… ecco perchè non li vuole nessuno… tutto torna !
Rots
Dunque se l’unica fauna sopravvissuta consiste in gatti, cani randagi e ratti, posso dedurne che siano i gatti a litigare con tutti ( cani e topi) per primi, rendendo le elezioni impossibili? Dai, io ne prendo uno.
sandra
un concentrato della storia coloniale, una delle pagine più nere della storia di questo disgraziato pianeta, e non se ne vede la fine.
firmato Ckf
Ottimo articolo, io lo metterei nella categoria “cose che wikipedia non sa e non ti dice”.
Teresa J.
Molto interessante questo post,non sapevo niente di questo paese,.ma adesso sono un po aggiornata.Teresa J.
Angelo Maggi
E’ dal 1970 che,anche se lontanamente,mi interesso di Nauru,da quando, in prima superiore ,sull’atlante De Agostini notai quell’isola rotanda,piccola in mezzo al Pacifico e mi sembrava un paradiso,anche se era intuibile già allora che una volta esaurite le miniere tutto sarebbe stato diverso.Tant’è, mi è rimasta una voglia onirica di trasferirmi per alcuni mesi l’anno.Purtroppo è difficile trovare chi ci è già stato e possa dare cosigli sensati,e non quello che spesso si legge sul web.Se qualcuno ha informazioni più dettagliate da dare lo ringrazio.Intanto complimenti per l’articolo che ha centrato il problema. Angelo