Breve trattato di ascensoristica

L’ascensore antico
Ha le pareti in legno, un piccolo specchio sul fondo, finestrini da cui si osservano l’esterno. Talora un piccolo divano in pelle oramai sgualcita, per i viaggi lunghi. I numeri sui tasti quasi non si leggono, tante volte son stati premuti, e la targhetta della tara riporta nomi di aziende fabbricanti scomparse nel secolo scorso. Le porte cigolanti vanno accostate dall’interno a mano, come negli armadi, e se le ante non combaciano in maniera assolutamente esatta, cosa che accade solo a passeggeri di grande perizia, l’ascensore antico si rifiuta di partire. Vibra, dal fondo del meccanismo emette un suono di protesta, ma resta immobile. Spesso peraltro risulta guasto, ma la gente, in particolare gli inquilini del settimo piano con le borse delle spesa, si limitano a maledirlo con affetto, e poi gli concedono il perdono. Poverino, alla sua età. E’ lì a compiere il suo mestiere da sempre, ha trasportato quattro generazioni di condòmini, ha visto i nipoti diventare nonni. Lo si mantiene più per nostalgia che per utilità. Eppure qualche maligno sostiene che prima o poi, onde evitare che un bel giorno l’anziano ascensore precipiti nel vuoto, occorrerà sostituirlo con

 

L’ascensore moderno
Questo ascensore sfoggia pareti di metallo, una bottoniera elettronica lucida con l’allarme e il citofono collegato a misteriose quanto remote entità salvatrici in caso di tragedia. Salendo, illumina i numeri dei piani su un piccolo schermo a cristalli liquidi. E alla partenza chiude le porte da solo, con uno scorrimento perentorio. Peccato che lo faccia di scatto, senza preavviso. Talora con violenza esagerata, secondo alcuni sospetta. In questo modo ha già ferito, anche in maniera grave, diversi viaggiatori mentre tentavano di entrarci o distrattamente si attardavano sulla soglia. Per evitare simili incidenti l’ascensore moderno possiede, da qualche parte, le cellule fotoelettriche, ma nessuno ha mai capito dove si trovino. Anzi un signore coraggioso, cercandone il raggio sensibile, per poco non ci lascia una mano. Quindi presto questo ascensore moderno cederà il posto a

 

L’ascensore perfetto
Egli è l’essere più perfetto dell’Universo, o almeno fra quelli della sua categoria. Non ha neppure bisogno dei tasti: indovina a quale piano si vuol salire attraverso un sensore digitale telepatico, e non sbaglia mai. Anzi, riconosce il passeggero per nome, lo saluta, gli domanda come sta la sua famiglia. Sulla parete ha uno specchio speciale che si riflette l’immagine solo quando chi vi si guarda è bello. Se a bordo vi sono più persone ma la conversazione langue nell’imbarazzo, l’ascensore perfetto propone briosi argomenti di dibattito. Oppure – miracolo d’innovazione – origlia i discorsi malevoli delle massaie e in seguito li riferisce ai vicini di casa calunniati. Una tecnologia soprendente. Tuttavia proprio per via di questa sua perfezione, nemmeno questo ascensore sembra gradito ai suoi utenti: certuni cominciano già a preferirgli le scale.

24 Comments
  1. gio

    Io adoro gli ascensori antichi, e mi piacciono quelli moderni.
    Purtroppo vivo in un palazzo costruito a fine anni 60, con un ascensore che voleva essere moderno per la sua epoca, oggi ve lo lascio immaginare. Pareti rosse, tasti rotondi sporgenti, porte che si chiudono da sole ma lente lente lente, e naturalmente porta esterna (che se quello del sesto piano l’ha lasciata aperta l’ascensore rimane bloccato lì, finchè qualche volontario non si fa sei piani a piedi per chiudere la porta).

    • confuso

      son cose.

    • PrincessPeach

      penso sia quello piu’ usato! da noi per giunta si chiama con la chiavetta!!!

  2. melusina

    Io aspetto il prossimo modello, basato sul principio del teletrasporto, e nel frattempo salgo a piedi.
    (post piacevolissimo)

    • confuso

      il terzo dei 3 modelli descritti fa anche questo.

  3. Perspective

    In napoletano ascensore si dice “trammamuro”. La trovo una parola adorabile. Mi fa pensare ad un animale, un lumacone, che sale lento e silenzioso strisciando contro il muro. Anche se dovrebbe far pensare unicamente ad uno scompartimento del tram che corre in verticale disteso sul suo lato più lungo. E’ comunque un’espressione più divertente del termine “ascensore”. Mica sempre ascendono gli ascensori.

    • confuso

      in effetti.

  4. marzipan

    E che dire di quelli esterni e trasparenti che ti fanno sentire in un film catastrofico americano, per cui resti in apnea per tutto il tempo e quando esci ti senti miracolato e baci il pianerottolo?

    • confuso

      ma quelli mica esistono, suvvia.

      • gio

        esistono esistono, ma di solito sono in posti pubblici. i primi che mi vengono in mente sono il museo di arte moderna di madrid e la concessionaria mercedes a molino dorino (milano).

  5. Firmato Ckf

    io ho la versione tra l’antico e il moderno, ma più moderno di quello del signor gio, avrà diversi anni, ma è velocissimo, più di quelli moderni.

    Ha un particolare sistema di sicurezza, che se inizi a saltare si blocca (ma non ha il ritorno al piano, devi iniziare a scampanellare finché qualcuno non ti riporta in un qualsiasi piano ed apre la porta)

    • gio

      cfk: Signora gio, ci tengo a precisare. Le invidio l’ascensore, comunque.

      • firmato Ckf

        mi perdoni, è che da qui è solo un puntino lontano, faccio fatica a distinguere la fisionomia, signorA Gio, a proposito di precisazioni, io sono C K F e non cfk 🙁

        • gio

          Mi perdoni a sua volta, signor CKF.

  6. Vale

    Io a casa mia l’ascensore non ce l’ho: mi puppo ogni giorno 4 piani a piedi (mi tengono in forma). Uso ogni tanto quello a casa dei miei ma solo per salire – perchè tanto son già in forma. A scendere no. Non lo uso perchè son più le volte che ci sono rimasta incastrata dentro che le altre. Secondo me quell’ascensore mi odia.

  7. Lofoten

    Nel vecchio ascensore di quand’ero bambina, sotto la gettoniera c’erano appiccicate una grande quantità di caccole mie e di mio fratello.

  8. Rots

    Esistono eccome, ma io non ci sono mai salita. Quando ero giovane, punk e vivevo a Napoli facevo una corte sfrenata a quello del centro direzionale. Si narrava portasse in uffici Enel, ma essendo giovane e punk figurati se avevo bollette della luce da pagare, perciò non ci sono mai salita. Ora le bollette le ho, ma non me ne frega più molto di fare un giro in ascensore iperbolico.

  9. seneca29

    E che mi dici dell’ascensore storico? 🙂
    E dell’ascensore grande? Ed il mini? E l’ascensore perennemente guasto? E l’ascensore-confessionale? Insomma… a questo post serve una parte due! 😉

  10. pensante

    non che io sia una massaia dai discorsi malevoli ma l’ascensore perfetto proprio non mi piace.. io ci entrerei perfettamente truccata in modo da potermici specchiare dentro.. e lo riempirei di barzellette per farlo ridere a crepapelle, ridere cosi’ tanto che non potra’ piu’ trattenersi e senza accorgersene mi apripra’ le sue porte e non appena saro’ uscita lui PATAMAP cadra’ giu’ nell’infinito. ridendo.

    • SottoVoce

      Ciao ‘perfettamente truccata’, come stai? E la tua famiglia? ahahahah

      • pensante

        chiedo scusa ma se c’e’ dell’ironia, e credo ci sia, non l’ho capita

  11. claudianna

    Ti ho trovato!

  12. MyuWeiSan

    L’ascensore del palazzo dove lavoro parla di continuo: dice “Piano terra. Direzione: salita. Arrivederci. Chiusura porte.”, ma nel frattempo si è giunti al successivo piano prenotato – perchè è velocissimo – e quindi riattacca “Terzo piano. Direzione: salita. Arrivederci. Chiusura porte.” Quando si è in tanti – perché è pure capientissimo – lui si ferma a tutti i piani e non si riesce a scambiare una parola.

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