ODE ALLA SIGNORA DELLA TINTORIA

All’inizio della Storia del Mondo, il Mondo non c’era. Esistevano solo il Buio e il Silenzio. Poi venne la Natura, poi la Conoscenza. In ogni disciplina vigono norme, e maestri capaci di esercitarle: così è per le scienze, le religioni e le filosofie. E le arti. E i mestieri.

La Signora della Tintoria è una creatura sovrannaturale. Il cliente entra nel negozio, ma non viene ricevuto da nessuno, poiché la Signora della Tintoria sta sempre nel retro, da cui emergono afrori e calore. Si presume che Lei sia là a stirare, o a dar istruzioni, o a dannarsi in altra attività impegnativa. Eppure, non c’è da annunciarsi, né da tossire per avvertire della presenza: la Signora si appaleserà all’improvviso, come richiamata da una sensazione.

La Signora della Tintoria compare: sembra una dea madre, ma in ciabatte e senza trucco. Occhiali da vista. Ha sempre l’aria stanca, d’altronde fatica davvero, non come voi perdigiorno da ufficio, e ne va fiera. Risponderà al vostro saluto con voce dimessa, quasi a farvi sentire colpevoli. Come a dire ma insomma cosa vuole non vede che sto lavorando.

Poi si scioglierà in un sorriso, e con mano sicura comincerà a rovistare nella vostra sporta piena di abiti zozzi. Li riconosce al tatto, non ha neppure bisogno di estrarli per capire se sono camicie o pantaloni, giacche o cappotti. Prende nota, a voce e su carta.

La bottega della Signora della Tintoria è sepolta in uno spaventoso caos apparente. A rivestire pareti e soffitto, capi d’abbigliamento incellofanati appesi ovunque, gli uno sopra gli altri. Ognuno si distingue solo per il cartoncino con un cognome scritto in calligrafia frettolosa, e perciò illeggibile a chiunque tranne alla Signora stessa.

Non v’è un senso coerente, nella disposizione. Non alfabetico, non temporale. L’unico ordine possibile risiede come un enigma nella mente della Signora della Tintoria. Una mappa segreta che cambia di continuo, ma per lei non ha misteri.

Certo, a volte il ritrovamento richiede uno sforzo di memoria, ma basta un suo gesto col bastone per scoprire nell’oceano di grucce e tessuti, la vostra trapunta lavata a secco, che mai da soli, neppure col radar, avreste trovato.

Stringo fra le mani un documento prezioso, il foglietto della Signora della Tintoria. Un’iscrizione con due differenti grafie: in parte un elenco di voci precompilate: maglia, maglione, giubbotto, tuta, copriletto, eccetera. In parte è vergato di suo pugno dalla signora, con la biro: alcuni numeri, forse il prezzo, e una data di presunto ritiro, anch’essa indecifrabile.

Più in basso, in caratteri di stampa, solenni, severe: le regole. Le sue tavole di Hammurabi.

Nessun oggetto può essere consegnato senza il regolare scontrino – La merce deve essere ritirata entro giorni 15 pena il raddoppio del prezzo. – Non sono ammessi reclami dopo giorni 3 – Si declina ogni responsabilità per bottoni, asole, imbottiture, guarnizioni, paillettes…

72 Comments
  1. utente anonimo

    sei un grande! ma come ti vengono sti capolavori??? continua così

  2. utente anonimo

    ho messo la sveglia alle 3:30 per essere il primo a lasciare un commento.

    no dico, sono arrivato 2 – ma chi caspita è sto anonimo numero 1?

    probabilmente è la Signora della Tintoria

    Ciao,

    Espressione Regolare

  3. utente anonimo

    Nella mia tintoria, i capi non ritirati entro 15 giorni vengono consegnati alla Caritas. Io sono veloce nel ritiro, non sarebbe bello incontrare una signora non autorizzata a entrare in Italia, non abbiente, rom/sinti nomade/stanziale con la mia camicia di seta….

  4. zauberei

    ah è vero e proprio così la signora della tintoria!

    Alla casa mia vecchia, ci avevo una tintoria con una signora proprio come la tua, che poi se ne è andata e ha lasciato il regno a due squinzie polacche giovani e per niente sciamaniche. Un disastro: nella selva dei vestiti non riuscivano più a trovare le cose, allora la tintoria si trasformava in una specie di pista per segugi tristi: clienti tutti che cercavano ansiosamente i propri pantaloni.

    Ora ho traslocato e ho finalmente ritrovato una signora della tintoria d’ordinanza. Come questa qui.

  5. lofoten

    Invece alle catene di lavanderie Orso Bianco, tengono gli abiti nel retrobottega e se tu scruti, vedi scorrere su dei binari alti tutti i vestiti incellofanati che sembrano i corpi dell’obitorio di uno di quei film americani.

  6. lofoten

    Anche in una specie di lavanderia vicino casa mia, gestita da due giovani polacche, c’erano i clienti che cercavano ansiosamente i propri pantaloni mentre la polizia chiedeva i documenti.

  7. Abigail83

    Vogliamo parlare degli olezzi fumogeni dentro una qualsiasi lavanteria del pianeta?

  8. Strato2006

    Loffy#5: infatti mi risulta che le lavanderie Orso Bianco vengano regolarmente visitate da Kay Scarpetta che si porta via pacchi di vestiti incellofanati…

  9. LaStefy80

    La mia tintoria a volte mi lascia questo biglietto: “gentile cliente, alcune macchie del Suo capo sono risultate indelebili, pertanto non ci è stato possibile eliminarle”

  10. lofoten

    Invece la mia tintoria mi ha lasciato un biglietto col suo numero di telefono sul mio body di pizzo nero che ho ritirato.

  11. lofoten

    Comunque è assurdo che una lavanderia non riesca a togliere le macchie.

    Ma non c’è un garante dei diritti degli sporcaccioni?

  12. lofoten

    La mitica tintoria “Pina” chiuse perchè la signora scuciva orli e bottoni per offrirsi poi come sartina per la riparazione.

    “Vedesse che ci ha l’orlo scucito e pure i buttuna caduti e meno male che so cucire, vuole che li cucio io?”

    Su 5 clienti, 3 abboccavano.

  13. lofoten

    Mi ricordo di un tale che portava le sue mutande da lavare in tintoria con gran disappunto della titolare, una signorina di mezza età che non amava avere a che fare con la biancheria intima, per giunta degli uomini di cui, diceva, di detestarne l’afrore di selvatico.

    All’ennesima mutanda, il tale trovò un cartello appeso al muro che diceva:

    “SI ACCETTANO SOLO CAPI INTIMI PULITI”

    Mi domando e mi chiedo, ma come fa una a fare sto lavoro se ha la puzza sotto al naso?

  14. lofoten

    Gina era un’ottima lavandaia.

    Metteva uno stelo di lavanda dentro il pacchetto con la roba pulita e ben stirata.

    Poi, con un mezzo inchino porgeva l’involto al cliente e con un arrivederci che sembrava una canzone lo accompagnava fino alla porta.

    Metteva gli abiti in una tinozza di zinco e poi con un grosso palo di legno li pestava e li sciacquava, finchè la schiuma non usciva bianca. Poi riempiva un’altra tinozza di acqua, adagiava gli abiti come se dovesse riporli in un cassetto e premeva con le mani fino ad inzupparli, li usciva e li strizzava piano piano.

    Ripeteva questa operazione tante volte fino a quando l’acqua non usciva limpida.

    Ma una mattina un tale bussò alla porta del negozio di Gina…

  15. lofoten

    Naturalmente se volete conoscere il seguito della storia di Gina (densa di piccanterie e risvolti hard), mandatemi 5 euro in busta chiusa.

    Con altri 2 euro vi arriverà in omaggio una vera scaglia di sapone di marsiglia della signora Gina.

  16. utente anonimo

    Una volta per Capodanno ho lasciato il cappotto nel guardaroba di un locale ed al momento del ritiro non trovavo più il bigliettino. Dato che la signorina non voleva più riconsegnarmelo, l’unico modo per darle prova che fossi la proprietaria è stato dirle “controlli l’interno della manica destra, c’è attaccato un bigliettino giallo della lavanderia con su scritto il mio cognome” e le ho pure dato la mia carta d’identità per conferma.

    Da quel giorno la signora della tintoria è diventata la mia eroina e non ho mai smesso di staccare i bigliettini gialli da giacche e cappotti

    Cordiali saluti

    Morgana

  17. lofoten

    Un metodo utile per le crisi d’identità.

  18. utente anonimo

    Io pensavo che la storia di Gina avesse risvolti macabri.

    Una volta un signore baffuto di mezza età bussò alla porta di Gina… Ovvero il classico serial killer che sceglie la sua vittima tra le persone comuni e semplici, desta scompiglio nel tranquillo paese di montagna dove la Gina lavorava…

    Ma forse questa è un’altra storia.

    Morgana

  19. lofoten

    Embèh… si puo’ far fare alla Gina quello che si vuole.

    Si accettano risvolti.

  20. Strato2006

    Però queste storie ricche di risvolti sono un po’ balzane

  21. utente anonimo

    lofoten me fai murì. :)))))

  22. personalitaconfusa

    Amici, presto su questo sito il grande concorso “Fatti fotografare con la signora della tua tintoria”. Le foto migliori verranno pubblicate sul sito ed esposte in una mostra itinerante che farà il giro delle più importanti piazze italiane.

  23. utente anonimo

    Gran post. Davvero un gran post. Plauso. Giò

  24. lofoten

    Ecco la mia tintoria.

    Quello che cammina lassù è il marito della signora Gina e io sono quella coi capelli ricci, affacciata nella casa bianca in fondo.

  25. utente anonimo

    lofoten lei mi ha preceduto di un soffio.

    volevo mettere anche io una tintoria nel vero senso della parola

    jS

  26. lofoten

    Stratos, io pensavo che erano rotoli di carta regalo…

  27. lofoten

    Stratos, cmq il concorso del Confu§o dice che ci dobbiamo essere pure noi nella foto.

    Lei dov’è?

  28. lofoten

    Spero che cominci prima del 20 che io devo partire.

  29. Strato2006

    Stasera con il capello lungo e un incipit di barbetta mi sento molto garibbaldino… domani passo dall’Anita, che ci ha la tintoria in viale Nino Bixio, a ritirare la mia bella camicia rossa!

  30. Strato2006

    P.S. Loffy, hai già il mio indirizzo e le mie generalità, paswaord eh codicie PInx, mo’ vuoi pure la foto?

  31. PICCHU

    Confuso ora quando ritiro gli abiti penserò a te e siccome non sei bionda occhi azzurri e superaccessoriata la cosa mi turba non poco.

    Numero 1

  32. lofoten

    #42.

    Altrochè, che tasto dolente quello dell’odore.

    Figurati che per toglierlo poi li rilavo a casa.

  33. eve81

    l’odore è fantastico.mia suocera ha una lavanderia…e mi piace un scaco andare a trovarla al negozio:parlare coi vestiti della gente, farmi raccontare dove sono andati, cosa hanno mangiato, cosa hanno ancora nelle tasche…CIA,temo.

  34. lofoten

    Che bella cosa parlare con i vestiti in quest’era di chat e blog.

  35. Strato2006

    Anch’io parlavo con i vestiti, ora chatto da una casa di cura blindata…

  36. utente anonimo

    A Nù Iok ho visto tante lavanderie, proprio tante. Cinesi per lo più, ma non solo. Un po’ qua e un po là, uptown e downtown, east e west side, ovunque tu ti trovi ci sarà una sorridente lavanderia ad attenderti.

    Ma una… una di queste che ho visto è una cosa oltre ogni immaginazione, se non altro in fatto di lavanderie. Dimenticatevi la familiare evocazione del Confuso. Immaginate piuttosto di scorgere in una zona verde e residenziale, un palazzetto liberty che fa da angolo tra due strade. La classica scalinata nuiorchese vi porta al portoncino, aperto, laccato di verde con intarsi d’ottone. E dentro vi puoi scorgere la visione di un salotto patrizio d’inizio novecento. Una sala luminosa, grandi finestre, tappeti, poltroncine, vasi fioriti. Ma non è un salotto. E’ una lavanderia! Alcuni indizi parlano chiaramente. Qua e là file di appendiabiti colmi di chissà quali pregiatissimi capi tutti incellophanati con cura. E poi, più in là, oltre un bancone di legno, scorgi la sala delle meraviglie, con assi da stiro e ferri a caldaia svaporanti e altre infinite file di abiti, evidentemente di costosissima fattura considerato il posto. E gli odori, quelli sì, sono quelli della lavanderia del Confuso. Ma loro, le signore non sono come le comuni iconiche signore della comuni lavanderiei. Sembrano piuttosto delle Vendeuse di una qualche boutique londinese. Si muovono leggiadre, con gonna scura e camicia bianca. I capelli raccolti a chignon. Cose mai viste.

    “Good afternoon. Excuse me, how much for a jacket cleaning? Just a light refresh, because there’s a spot on the sleeve.”

    “49$ dollars, sir”.

    “E sti cazzi!”

  37. Strato2006

    I suoi post sono stati già criticati perché stonano coi commenti, ma non vuole capire…

  38. personalitaconfusa

    Mrjohnsmith: lei ha completamente ragione. Le suggerisco di leggere i commentatori: sono più brevi e (dico sul serio) senza dubbio rappresentano la parte migliore di questo blog . Io stesso, leggo solo quelli.

  39. utente anonimo

    In tintoria.

  40. lofoten

    Anf…anf…Or ora son riuscita a prendere al volo il mio piumone di piume d’oca direttamente dal camion della Caritas.

    E io che pensavo che la tintoria fosse una succursale del mio piccolo armadio.

    Ad occhio e croce lo avrei ritirato a dicembre.

    Qui fa freddo tardi.

  41. Strato2006

    Uh… conosco un tale che ha una fiat 600 gialla, che tra amici abbiamo soprannominato “bidone della caritas”… quando ci troviamo gli piazziamo sempre i cappotti in macchina… sì non in giugno…

  42. utente anonimo

    sì ma sta roba non fa ridere! che palle che è diventato sto blog..

  43. PICCHU

    *47: fantastico commento!

    @Confuso: sono andato stasera a ritirare gli abiti. No, non mi sei venuto in mente. la signora era talmente sfatta che contavo i secondi per uscire da li.

  44. akiro75

    >Ognuno si distingue solo per il cartoncino

    > con un cognome scritto in calligrafia

    >frettolosa, e perciò illeggibile a chiunque

    >tranne alla Signora stessa.

    in realtà è criptato per via della legge sulla privacy

  45. Strato2006

    @Picchu (grazie): ma i capi di Alpaca e Vigogna che metti tu, li porti in una tintoria Inca?

  46. lofoten

    “Tra i Rotoli del Mar Morto sono stati ritrovati dei rotolini con dei nomi che probabilmente venivano cuciti alle tuniche che uscivano dalle tintorie locali e un frammento di pelle di pecora con su scritto: LE TUNICHE NON RITIRATE ENTRO 10 LUNE SARANNO DATE A MUHAMMAD AHMAD AL-HAMID PER FARNE BENDE PER LE MUMMIE”.

    da “Fucus” n. 159

  47. bin

    la signora della tintoria ha però una risorsa che la ripaga da cotanta fatica e sudore:

    pensa a tutti i capi che la gente scorda!ecco lei ogni anno vende quelli dell’anno precedente e guadagna abbastanza per concedersi una cenetta da Cracco.

    il giorno più bello dell’anno.l

  48. Strato2006

    #62: il peggio era andare a ritirare il capo portando con sè il “tagliandino” per il ritiro: un bassorilievo cm 30x70x6 in arenaria del Cairo, con su il codice a barre…

  49. lofoten

    Ma secondo te rilasciavano la ricevuta fiscale in caratteri cuneiformi?

    M’immagino che gran sudore gli scalpellini, magari sottopagati pure.

  50. Strato2006

    E che frustate se trascrivevano male i dati fiscali…

    • Irawan

      Ma che belloooo!! A me quseto dolce far niente viene benissimo 😉 e8 il marito che programma trenta cose in un pomeriggio solo… noi siamo andati in montagna con amici e visto che se non nevicava, pioveva ci siamo concentrati sul bob con le bimbe e sulle grigliate nel camino (fantastico)…peccato che visto che non si poteva fare niente siamo tornati martedec e dopo due ore di viaggio siamo andati a fare compere a 40 min di macchina da casa!

  51. utente anonimo

    AHAH!! Grande.

    Ti dico solo che la mia tintòra si chiama ITALIA. La Sig.ra Italia.

    La quintessenza del Belpaese, incellofanato e dalla grafia nebulosa.

    POOPPOROPPOPPOPPOOO!!!

    Alabama

  52. MrTree

    Fantastica!

    Le signore delle tintorie sono tutte uguali! Le fanno con lo stampino!

  53. PICCHU

    @61 Strato. Meriti tutto il mio rispetto. Come hai fatto ad indovinare? Il lama ha un trattamento particolare, l’unico problema è che la signora del negozio ha i baffi e io mi spavento ogni volta.

    Meno male che non sputa

  54. zauberei

    Ot. ce lo so che sono le sei der mattino, e vabbè devo studiare. Ma ho ho letto una intervista confusa a certa signora Elisabetta, prima di passare ai test cognitivi ecco, e ho deliberato che tu signor Confuso sei Il MIo Eroe. Non so se metterò un poster confuso tipo ner salotto, ma penso che scriverò un post su certi tui concetti)

  55. utente anonimo

    sono entrata qui per caso, attraverso il sito di eveline

    Sto ancora ridendo a crepapelle per la Signora della Tintoria. Ahahaah, non riesco a fermarmi, no aspetta, ci dev’essere un modo per tornare seri, no? Uhm… Ok, penso intensamente a qualcosa di serio: gli uomini in boxer con i calzini neri tutti arrotolati sulle caviglie.

    Ecco fatto, tornata seria!

    In questi giorni scatterò la foto ricordo in cui abbraccio la Signora della Tintoria mentre dice: “Questa macchia non va via,

    dovrei smacchiarlo comunque sia,

    non ho mica la bacchetta per fare una magia,

    sono solo la Signora della Tintoria”


    A presto personalità confusa, sì, ma mai quanto la mia!! Scommettiamo?

    Torno a ridere di nuovo!

    Fede

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