CONFUSO E PEPPINO DIVISI A BERLINO
(UNA STORIA VERA)

Quella che segue è una storia assolutamente vera. Mi è venuta in mente in questi giorni di celebrazioni per la caduta del muro di Berlino eccetera eccetera: io il muro l’ho visto, ancora in piedi, nel 1987. Ma dal lato Est.

La vicenda: nell’estate 1987 sono ancora minorenne ma insieme ad un amico abbiamo deciso: partiamo verso la Svezia. Per due adolescenti italiani la Svezia rappresenta il Paradiso Terrestre, un luogo remoto popolato solo da bionde coetanee discinte pronte a fare amicizia e altro insieme  a qualsiasi turista coi capelli ricci e gli occhi scuri gli si pari davanti. Insomma, l’Eden dei luoghi comuni. Sì, eravamo dei deficienti, come molti a quella età, e pure dopo.

Pianifichiamo il viaggio e i suoi costi: i genitori non hanno intenzione di mollare un soldo per la sciagurata avventura, e quando proviamo a spiegargli – "guardate, andiamo là per studiare la geografia e l’arte scandinava" – loro quasi ci prendono a botte. Perciò.

Perciò, costretti ad arrangiare con i pochi risparmi da salvadanaio, alla fine scegliamo l’unico volo che rientra nelle nostre possibilità. Un improbabile Milano-Berlino Est-Stoccolma su aerei di linea della DDR a eliche (giuro), una specie di low cost dell’epoca. Per l’alloggio, il solito ostello a buon prezzo. Con il vitto ci saremmo barcamenati fra birrerie, panini e digiuni. Vai, si parte.

Naturalmente, la vacanza in Svezia si rivela un fallimento totale: in sette giorni neppure una ragazza nativa ci rivolge la parola. Mai. Impariamo che là le giovani la sera dopocena studiano o vanno a dormire, o se escono escono col fidanzato vichingo alto due metri, e se sono sole comunque di sicuro non danno retta a degli sconosciuti italiani che le fermano al buio per strada.

Una sola volta riusciamo a imbucarci a una festa di nativi, peraltro quasi tutti maschi e sulla quarantina. Per il resto, passiamo le giornate nell’ostello o in pizzeria con una combriccola di liceali bolognesi finiti lì per i nostri stessi motivi e con gli stessi risultati. Inciso: Stoccolma si rivela una città assai perdibile sia per l’aspetto (una specie di Livorno ma più brutta e più grande) sia per il clima gelido perfino ad agosto, sia per la terrificante cucina locale.

Sì vabbè ma basta con ‘sta Svezia, vogliamo Berlino Est. Ecco, ora arriva. Al ritorno, come già all’andata, ci tocca lo scalo a Berlino Est, ma stavolta l’intervallo fra i due voli è di otto ore. E allora che facciamo? Andiamo a vedere qualche monumento. Cioè? Bè, il muro. Il muro? Ma sì, siamo a Berlino, andiamo a vedere il muro di Berlino, l’attrazione più famosa. Anzi, col muro ci facciamo qualche foto, come si usa davanti alla torre di Pisa o il duomo di Milano da noi. D’accordo, d’accordo. Andiamo al muro.

Chiediamo ai passanti: Scusi, dov’è il muro? – ma nessuno ci risponde, anzi, ci guardano parecchio male. Boh, forse non ci capiscono, colpa del nostro inglese scolastico.

Poi, vagando, lo vediamo, in fondo un viale. Il muro, sì, sì, è lui. Eccolo là, evviva, dai fammi la fotografia davanti al muro, anzi, già che ci sei fotografa anche il filo spinato, i cavalli di frisia, la torretta con la guardia e il binocolo.

Un secondo dopo aver pronunciato questa frase, siamo circondato dall’esercito della Repubblica Democratica Tedesca. Ci arrestano. Sul serio, ci arrestano proprio.

A questo punto, sono in manette su un auto della polizei, stretto fra due soldati incazzatissimi, gente con la pistola. Il socio è stato portato via su un’altra macchina. Dal finestrino scorre il panorama della nazione più cupa e buia che si possa immaginare, in confronto Stoccolma pare Copacabana il giorno di carnevale.

I vopos ci conducono in una caserma di periferia, o una prigione, non so, e ci chiudono in una cella. Non scherzo: io sono veramente stato in una cella, legato, nella Germania Est Comunista.

Il mio amico piange. Io per tranquillizzarlo gli racconto la storia di "Fuga di Mezzanotte", celebre film  dell’epoca su un ragazzo che va in un paese lontano ma viene preso e piombato in galera per anni e anni.

Passano le ore. Una, due, tre, quattro, cinque ore.

Poi, chi lo sa, forse i militi se ne rendono conto. Guardano i passaporti: non è bello torturare e uccidere due stranieri minorenni, sono due pirla, poi magari Gorbaciov lo viene a sapere e si arrabbia. Meglio lasciarli andare.

Aprono la cella, entrano. Un tizio vestito da generale ci intrattiene urlandoci in faccia un lungo discorso in tedesco di cui non capiamo una virgola, poi distrugge le nostre fotocamere con gli anfibi. Quindi ordina ai suoi di sbatterci fuori. Fuori.
Siamo fuori.

Corriamo in direzione dell’aeroporto, rapidi come due centometristi sotto anfetamine.
Fra un’ora c’è l’aereo per l’Italia. Il prossimo chissà quando ricapita.

34 Comments
  1. Thelastrain

    Veramente una bella storia di vacanza raccontata molto bene, riuscendo a descrivere l emozione di quegli anni, ma soprattutto leggendola si rivive assieme l avventura e si partecipa emotivamente al viaggio. Viene trasmessa l idea del partire e l andare verso la curiosità, il desiderio e l esplorazione del mistero con addosso l animo intrepido ed al tempo stesso la paura. Confesso che la Svezia ed il Nord Europa hanno una attrazione forte per me che non vi sono mai andato, ed essendo appassionato di cinema adoro i films danesi, svedesi e norvegesi, di cui un regista tra tutti Ingmar Bergman. Ancora grazie per il Road Movie..

  2. utente anonimo

    Confermo #1, (a parte la questione conema, di cui non capisco un accidente). Bel racconto !

  3. utente anonimo

    Dovevate chiedere ai passanti informazioni per vedere il "vallo protettivo antiimperialista (o anticapitalista)". Quello era il nome ufficiale del muro. E sì, ci credo che vi abbiano arrestati: chiederlo in giro era impensabile. Io la mia avventura non ho mai finito di raccontarla, ma sarebbe qui: http://www.lavitaistruzioniperluso.com/article/7/berlino

  4. Lauraisola

    Io so di vichingi alti 2 metri che non vedono l’ora di arraffare ricciolute siciliane.
    Mi sa che parto.

  5. zauberei

    Minchia confuso adorato, la pirlitudine di "scusi dov’è il muro?" la meritava una castigazione minima. capisco che questa è stata troppo ma Dio bbono eh:)

  6. Lauraisola

    Chiedo scusa Zaubè, ma come doveva dire? Chiamiamo le cose col loro nome. Il muro si chiama muro. C’era e andava visto.
    Qui quando ci chiedono dov’è che è stata la strage di Capaci, mica tiriamo dritto ingrugniti.
    Sia che essa possa essere pura curiosità o condivisione di un triste accadimento reale.
    L’importante è non dimenticare.

  7. zauberei

    laura devi immaginare la domanda con la strage in corso.
    no io mi sarei vergognata.
    e confuso infatti ci ironizzava

  8. DiaboliAdvocati

    Maledette spie americane! Volevate forse carpire i segreti del "vallo"?

    Esagerati questi tedeschi, il mondo già sapeva del muro, perchè nascondersi dietro ad un dito?

  9. utente anonimo

    io vorrei solo sapere chi mette in giro voci di Svedesi facili, disponibili e abbondanti!

    …e meno male che non sono più partito per Stoccolma… comunque da fonti certe dicono che il paradiso sia l’Ungheria, ci sono muri di cui non chiedere lì?

  10. zauberei

    Ckf caretto niente muri in Ungheria! E spesso le signorine sono meno riservate. Ora non so com’è la situazione però  – spero migliorata – quando ci sono andata con gli amici miei le signorine erano estroverse per fame, e non facevi attempo a dire uh che bel culo che già ti ritrovavi ammogliato.
    Marò come sono seria sto giro Confuso abbasta post amarcordici politici.

  11. utente anonimo

    E Praga?
    Caspita, una volta ho chiesto dov’era la Primavera ed eravamo ad aprile.
    Non vorrei avere offeso qualcuno.

    Laura

  12. utente anonimo

    ma il #1 scherza o è serio?

    stu

  13. utente anonimo

    Ah, io al massimo mi sono limitato a scarabocchiare come un demente sul muro o a fare foto di dubbio gusto su e contro di esso. Ma sono di un’altra generazione

    Ghebuz

  14. utente anonimo

    signor stu #16, a mio modesto parere uno che scrive che gli piacciono i film danesi, svedesi e norvegesi, non può essere serio 😛

    firmato ckf

  15. utente anonimo

    unica discrasia: "estate 1987" e "distrugge le nostre fotocamere".

  16. utente anonimo

    ok che eravate delusi, ma definire stoccolma peggio di livorno  grida vendetta….

  17. personalitaconfusa

    #20: ecco, avevo il dubbio: ma fotocamere vale solo per le moderne macchine fotografiche digitali? e se sì, perché?

  18. utente anonimo

    La macchina fotografica o fotocamera (unione del termine greco φως phōs, Gen. φωτός phōtos, luce con quello latino, camera obscura, camera oscura) è lo strumento utilizzato per la ripresa fotografica e per ottenere immagini di oggetti reali archiviabili su supporti materiali o elettronici. La fotocamera in senso stretto, quella più nota e diffusa, lavora con la porzione dello spettro elettromagnetico visibile o luce ma può sfruttare altre porzioni spettrali, o differenti forme di energia, riflesse, emesse, diffuse o trasmesse dall’oggetto da rappresentare.

    Loffyna

  19. utente anonimo

    discrasia???

    una volta su questo blog le parolacce non erano tollerate 🙁

    firmato ckf

  20. utente anonimo

    Ho letto tutto il blog da cima a fondo.
    Davvero molto bello.

    Anch’io scrivo racconti/storie.
    Se ti va di passare mi fa piacere.

  21. michelesilenzio

    io vidi distruggere macchine fotografiche e cineprese. A riprendere, non faziosi sciagurati di precisa parte politica. Erano giornalisti di RAI INTERNATIONAL.   Ed eravamo a Genova, luglio 2001.

  22. personalitaconfusa

    #25: mi spiace per lei. vista l’ora del commento spero che la lettura le abbia almeno conciliato il sonno.

  23. personalitaconfusa

    michelesilenzio, sì ma a genova i vopos non si limitavano distruggere le macchina fotografiche: menavano proprio la gente.

  24. zamo

    ma noooo. dai StockHolm non è come Livorno. a me piace tanto la sua naturale calma … a Livorno ci sarà industriale calma 🙂
    e cmq volevo dire che dopo questo post, definirei il tuo blog nella categoria dei "Road Blog" 🙂

  25. utente anonimo

    Bella, bella storia, bella, bella, bella! Naturalmente soprattutto per il lieto fine… non da Confuso, eppur è sua!
    ….se ne hai altre…. 😉
    Giuli

  26. utente anonimo

    A mio cugino è successa la stessa cosa. Forse era la persona con te. O forse sei tu. Sta di fatto che non ha mai più fotografato un muro. Nemmeno quello di una casa o di un giardino. Nemmeno con una persona davanti o sopra. 

  27. utente anonimo

    stoccolma è una città romantica e bella…ritornaci ora, da grande!

  28. Magnus

    Ah! Non mi è proprio nuova questa storiella.

Write a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *