Vita romanzata di Erik Satie (1866-1925)

Ci piace ricordarlo così, a passeggio per i viali della Parigi dadaista, con la bombetta, il completo di velluto e in mano l’inseparabile ombrello, che teneva chiuso anche in caso di pioggia per non bagnarlo.

La mattina del 2 luglio 1925 si scoprì cosa conteneva la celebre Stanza Inaccessibile dell’appartamento di monsieur Erik Satie: nessuno prima di allora aveva potuto visitarla, in quanto chiusa a chiave da sempre e a tutti – ospiti amici e familiari inclusi. Soltanto il proprietario ne conosceva il segreto. Ma il proprietario era morto il giorno prima.

Costui, pianista di gran fantasia, fu di certo uno dei più originali compositori del Novecento, forse l’ultimo del genere. Scrisse opere di successo (le prima delle sue Gimnopedie è forse il brano pianistico più suonato anzi abusato del secolo) ma non rinunciava alle incursioni nell’avanguardia con sperimentazioni capaci di mettere alla prova anche il pubblico più colto: è il caso di Vessazioni, uno spartito semplice che però prevedeva tassativamente di essere ripetuto dal suo esecutore per 841 volte di fila – e perciò l’interpretazione del pezzo nelle sale da concerto durava più di dodici ore.

Satie, a dispetto della sua fama, era un pessimo amministratore dei suoi averi o per meglio dire un pezzente: viveva da solo in un appartamento così piccolo che lui stesso, con autoironia non comune, lo chiamava “armadio”: “Abito in un armadio”, “Torno nell’armadio”, soleva annunciare al momento del congedo serale. Si trattava infatti di un bilocale minuscolo e pressoché privo di arredamento. In una camera lo stretto necessario, la branda da letto e il pianoforte, e questo era noto. Ma nell’altra, nella Stanza Inaccessibile? Nessuno lo sapeva. Almeno fino a quella mattina, quando la serratura venne divelta dal furore della curiosità, e il mistero finì.

La stanza era piena di ombrelli. A migliaia, quasi tutti nuovi e mai usati, molti ancora nella confezione. C’era da aspettarselo.

21 Comments
  1. Bostoniano

    ADORO Erik Satie. E poi, i migliori titoli mai visti fino allora: Autentici preludi mosci (per un cane), 3 pezzi in forma di pera… Si è dovuto aspettare Frank Zappa e Jesus thinks you're a jerk per arrivare a queste vette.

  2. utente anonimo

    Io l'ho scoperto da poco. Diciamo che prima ho scoperto la sua mania degli ombrelli e poi la sua arte.. ma che meraviglia!

    did

  3. utente anonimo

    passo di tanto in tanto per leggere l'ultimo romanzo di eco riassunto da te:
    se son cose fioriranno!
     

  4. utente anonimo

    La mia camera in affitto era talmente grande che si chiamava il "loculo"….quindi sono un genio?
    Nanù

  5. utente anonimo

    Ti amo.
    Credo sia giusto tu lo sappia.
    Post meno divertenti di un tempo; ma post come questi sono delle perle.

  6. utente anonimo

    Ma non hai un gruppo su facebook??

  7. personalitaconfusa

    E comunque è una biografia romanzata, molte delle cose scritte non sono (del tutto) vere; per dire, nella stanza non c'erano solo ombrelli ma anche altre cose tra cui parecchi foglietti con appunti; sono 840 non 841 le sequenze di note da ripetere nelle Vexations – brano recentemente eseguito a Milano peraltro in una forma inedita (chi scrive era seduto fra il pubblico).

  8. utente anonimo

    seguo il tuo blog da sempre e mi piace tantissimo come scrivi, la capacità che hai nel costruire i personaggi, descrivere tipi e situazioni.
    ma questo è un paese incapace d'ironia, che ride a comando, che s'incanta per le narrazioni, e si fa pilotare in tutto.
    sei uno dei rari blogger autentici, perché ormai si potrebbe fare una storia del blog, di com'è mutato lo scenario, e di come sono cambiati i lettori.
    facebook ha un lato positivo: ci sono impensate correnti di follia e parli col mondo. a me capita spesso di avere richieste d'amicizia che provengono dal mondo arabo: il punto è che per me è difficile dialogare in arabo. l'insieme dei miei amici è una divertente babele.

    a quando il riassunto dell'ultimo libro di eco?
    mi è piaciuto molto il signore degli ombrelli, confesso: non lo conoscevo. sulle prime ho pensato l'avessi inventato tu (cosa credibile) poi google mi ha spiattellato la mia grande ignoranza.

  9. personalitaconfusa

    Sei troppo gentile. Al più presto verrà qui pubblicato un bignami di riassunti di romanzi di eco, per poter far bella figura nelle conversazioni dotte e a la page senza aver letto nè acquistato un bel niente.

  10. exxxanonimo

    Concordo con tutti quanti, questi blog sono delle perle, però mi manca un pò la dirimpettaia …

  11. gramuglio

    figure affascinanti. 
    come theodore kaczynski, ad esempio, un genio totale (so che questo può suonare discutibile).

    c'è da dire che anche l'ombrello è un grandissimo oggetto.

  12. utente anonimo

    sarebbe bello poter vedere la pagina facebook della dirimpettaia, il suo profilo e la sua bacheca.

  13. utente anonimo

    Minchia ma qua che diventò un circolo culturale?

  14. personalitaconfusa

    Le dirimpettaie oramai sono ovunque, intendono conquistare il pianeta e ridurlo a rovine.

  15. zauberei

    Bellissimo post – Confusillo. Satie inventò un mondo vero – a me piace abbastanza.
    Tuttavia trovo che il commento 5 abbia un suo gran perchè.

  16. Famiglia_von_Borderline

    Gymnopédie n.1 può provocare l'orticaria…ed è solo una delle tante composizioni inflazionate e molestate…perchè crucciarsi!? Tutto questo ha un risvolto positivo…infinite diatribe filologiche inerenti il repertorio bachiano…sono state risolte dalle suonerie del cellulare.

  17. Giuseppe Bongiovanni

    C’è qualcuno che sa darmi una spiegazione del titolo: ” Tre pezzi a forma di pera?”
    Perchè a forma di pera? Umorismo o c’è una spiegazione razionale?
    Grazie

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