Sull’atroce vicenda che mi occorse a scuola in prima elementare
Non serbo alcun ricordo del primo giorno di scuola, so solo che si svolse nel minuscolo borgo marinaro alla periferia estrema di Genova, paesello ove trascorsi la puerizia e di cui già ti dissi.
Ignoro se la dimenticanza del debutto stia ad indicare un trauma infantile: mi auguro di no, spero sia solo colpa della poca memoria. Di certo, quel giorno e nei successivi, indossavo un grembiule nero con colletto bianco, come tutti i compagni, e la gassa di un fiocco blu, che per le colleghe femmine diveniva rosa. Tale assurdo abbigliamento era inderogabile, almeno nella scuola pubblica che frequentavo, e comunque, a metà mattina, lo scioglimento del fiocco era consentito senza punizioni, anche perché nessuno, fra i giovani discenti, era in grado di rifare il nodo.
Modestamente, ero un allievo piuttosto brillante: la maestra talvolta organizzava gare di domande fra alunni, con in palio premi ambiti quali, ad esempio, le figurine di animali del bosco; e io, spesso, risultavo vincitore, cosa che immagino contribuisse a rendermi antipatico al resto della classe e di cui però non mi rendevo conto, almeno sino a quel momento. Ma la boria del saputello andava pagata, e presto si vedrà a quale salato prezzo, con quale perfidia del destino. Di lì a poco il disonore mi avrebbe teso il tremendo agguato.
Prima di spiegare meglio il dramma, una precisazione che potrebbe sembrare poco pertinente ma non lo è: mia madre, all’epoca, era tormentata dall’idea di andar di corpo con regolarità. Non gliene faccio una colpa, molte donne hanno quei pensieri. Dapprima, peraltro, riservava tale preoccupazione solo a se stessa. Poi, piano piano, la allargò ai parenti più stretti.
Perciò ogni mattina, quando un familiare usciva dal bagno, lei, con aria militaresca, lo fermava e lo interrogava. Chi dopo l’obbligatoria seduta non avesse prodotto qualcosa, e in dimensioni considerevoli, era trattato alla stregua di un malato grave. Già al secondo giorno di (diciamo così) astensione, il poverino rischiava, secondo lei, di finire tradotto in ceppi da un dottore o persino all’ospedale.
Così, per colazione, sul tavolo insieme a speciali biscotti, ci venivano offerti crusca, bevande molto calde e altri alimenti in grado di agevolare la purificazione dei visceri.
Il giorno infausto stavo appunto sgattaiolando silenzioso dalla toilette illibata quando venni bloccato dall’indagatrice con l’indice spianato sul viso. Dovetti confessare: stavo mancando ai miei doveri già da due giorni di fila. Per evitare di giungere al terzo, fui subito sottoposto a un trattamento intensivo: caffellatte doppio, bicchiere d’acqua tiepida e due cucchiai di crusca. Poi, per finirmi, anche un cucchiaio d’olio d’oliva, che in Liguria è un lassativo naturale molto usato.
In queste condizioni, cioè con quella mistura ancora gorgogliante nella pancia, mi recai incautamente a scuola.
La catastrofe si verificò verso le dieci, mentre l’insegnante spiegava l’alfabeto.
Fui travolto dall’impellenza, lì in classe, davanti a tutti. Non riuscì neppure ad alzarmi dal banco.
Poi, con disinvoltura e sottovoce, chiesi aiuto alla maestra.
Scattò l’emergenza. Una bidella terrorizzata mi condusse in infermeria mentre la preside chiamava i soccorsi: i genitori vennero a prendermi con vestiti di ricambio. Per consolazione, mi riportarono a casa.
Si dirà: a questo punto, per l’imbarazzo, avrai dovuto cambiare scuola e città. Forse anche la nazione.
E invece no. I compagni avevano assistito alla scena, prima in aula e poi dalle vetrate sul corridoio. Ma per fortuna non ridevano. Anzi, credo che nemmanco capissero cosa stesse accadendo, o se ne scordarono in fretta.. Casomai alcuni, i più intelligenti, se n’erano rattristati in segno di solidarietà tra infanti.
O almeno così mi piace ricordare.
SBBoston
Posso suggerire un “teso il tremendo agguato”? So che lei ci terrebbe…
SBBoston
Anche “avevano assistevano” non è del suo consueto standard. Comunque, trovo questi suoi post della memoria assai piacevoli, caro signor Confuso.
confuso
Mannaggia, che distratto, meno male che c’è lei a darmi una mano a mettere ordine, qua dentro.
Alessandro Madeddu
L’intestino delle donne è una delle punizione che il Santo, benedetto sia il suo Nome, ci diede dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre.
confuso
Sempre benedetto.
ilcomizietto
Oggi le scuole, dal nido alle elementari, sono tutte preparate a questi inconvenienti. Ogni bambino ha il cambio di vestiti completo, per ogni evenienza. La Sua disavventura, sig. Confuso, non è stata vana: ha contribuito all’esperienza scuola dell’alunno.
ilcomizietto.markètting
Firmato Ckf
capita agli infanti, molto spesso… comunque l’olio d’oliva è micidiale, scioglie tutto, in un certo senso