Una questione di estrema importanza

Lo sapevo: busso al mio vicino di casa e lui, maleducato quale è , anziché venire ad aprirmi la porta, se ne resta sul divano, probabilmente impegnato nella sua attività preferita, la lettura minuziosa di Tuttosport guardando contemporaneamente con l’altro occhio la replica di una partita della Juventus a volume spento su un canale satellitare. Ma io so che lui è in casa, dal pianerottolo si ode il suono – impercettibile per tutti ma non per me – della sua metafisicamente silenziosa presenza.

Insisto, suono il campanello ancora. Premo il tasto e per un minuto netto non levo neppure la mano. Peeeeeeee. Una volta, due, tre. Gli intimo di aprire. “Adesso basta con questo scherzo, lo so che è là dentro, farabutto”. Ma lui nulla. Come se fossi munito di raggi x, immagino distintamente il vicino abbrutito, vile, in ciabatte e tuta dell’upim, la barba lunga, la sigaretta all’orecchio: senza dire una parola mi ignora. Guarda dallo spioncino, mi vede però non apre. Anzi, si volta e torna indietro, solo per farmi un dispetto.

E allora io prendo a calci la porta. Gridando, forte, sempre più forte. E dopo qualche minuto di urla (mie) e di pedate (sempre mie) anche piuttosto violente alla porta (sua), ottengo una reazione. Dall’interno, infine, giungono i primi rumori, un sommesso tramestio. Era ora.

Avverto il suo avvicinarsi alla porta. Lo sento mentre tira su col naso, gira la chiave nella serratura, fatica a muoversi. L’uscio si schiude piano.

Che cosa vuole a quest’ora, grugnisce il vicino, mezzo dormiente, gli occhi quasi del tutto abbassati dal sonno. Lui compare sulla soglia in pigiama e vestaglia. Un tizio normale, magrolino. Timido, gentile. Affatto rassomigliante al vicino brutale che mi diverto a immaginare per poter perseguitarlo senza troppi sensi di colpa.

– Mi scusi, – gli dico io – ma dovevo avvisarla di una questione di estrema importanza, e cioè questa: sono le sei meno venti della mattina della domenica.

– Ah.

– Ho puntato la sveglia apposta per venire a darle di persona questa triste notizia.

– Ma io non le ho mai domandato di venire a svegliarmi alle sei meno venti della mattina di domenica.

– Lo so. Infatti lo faccio proprio per questo motivo. Mi dispiace, arrivederci.

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11 Responses to Una questione di estrema importanza

  1. Rots dicono:

    Eh però così se la cerca, di questo passo va a finire che si sveglia morto davvero un giorno o l’altro.

  2. L’Altro fa senza che gli si chieda, anzi spesso è anche l’unico che parla, mentre l’Uno persiste metafisicamente nel silenzio

  3. Firmato Ckf dicono:

    adesso sono le sei e venti della domenica? Questa sì che è una notizia! (posso tornare a dormire un altro po’)

  4. Rots dicono:

    Mi è scappato questo:
    Sono le 7,20, fa freddo o forse freddissimo, il cornetto nel sacchetto nella borsa e’ cattivo e lo sa, percio’ non emana profumi o calore per non farsi notare. Sul binario sono tutti grigi ed evidentemente pendolari, mi guardano come se mi fossi imbucata a un funerale vestita da odalisca. La carrozza che ho obbligatoriamente prenotato e’ in fondo al treno, io sono all’inizio e i corvi neri e gracchianti cominciano a volare sopra la mia testa. Arrivo alla carrozza 8 e finalmente anche al posto 62-finestrino. Ma ahime’ 4 virgulti dalla pelle assai scura dormono beati su tutte le superfici orizzontali dello scompartimento. I corvi, rinvigoriti, cominciano a seguire il treno che nel frattempo e’ ripartito. Trovo uno scompartimento vuoto, azzurro, caldo. Mi siedo. E’ un attimo, il pendolare logorroico individua la sua preda e si fionda accanto a me. All’inizio e’ un dentista con una moglie inglese e una figlia di 8 anni. Quando mi risintonizzo, varie pagine di libro dopo ,e’ diventato un medico del 118 che deve salvare un signore con lo stomaco ricucito a cui sono saltati i punti. La descrizione si fa cruenta e le storie sul 118 sembrano non avere fine. I corvi iniziano a saggiare i punti deboli del vagone con fare quasi casuale.
    Ora e’ tornato un dentista che per devitalizzare un dente ai suoi clienti affezionati ci mette almeno quattro sedute perche’ ama coccolarli. Comincio a pensare come andarmene molto in fretta senza che se ne accorga. Rimpiango i quattro virgulti addormentati e le infinite possibilita’ offerte dal loro stato al momento che precede il risveglio. Decido di guardare il logorroico per controllare se parla davvero o se ha messo un nastro registrato. Le labbra si muovono in sincrono o va a braccio o e’ bravo nel playback. E piu’ lo guardo e piu’ ha una faccia gia’ vista. I corvi dal finestrino sgranano gli occhi per studiare la situazione. Alla fine capisco chi e’: un certo serial killer trasferitosi a Londra anni prima e in questi giorni di ritorno per un processo, la sua passione e’ tagliare i capelli delle vittime. Comincio a cercare un cappello da mettermi in testa, i corvi ormai colpiscono violentemente il vetro, il tizio e’ diventato un pizzaiolo che ha lavorato in Vietnam nel 62. Poi dling-dlong sono arrivata. Mi aveva rubato il cornetto cattivo. Ora e’ la’ disteso sulla pensilina che stringe il cornetto cattivo al petto mentre i corvi cercano di divorarlo.

    • anonimo dicono:

      Non so perché, ma quando ha parlato del momento che precede il risveglio dei virgulti neri, ho pensato alle erezioni mattutine. Può riformulare il concetto e spiegarci invece cosa voleva dire?

  5. Rots dicono:

    Ma come può venirle in mente una cosa del genere? Dev’essere un uomo, tant’è che è Anonimo e non Anonima.

  6. Franca dicono:

    Rost…. scrivi scemenze anche da altre parti che vorrei tanto leggerle?

  7. rots dicono:

    cioe’ grazie cara Franca

  8. Firmato Ckf dicono:

    C’entrano qualcosa le tute dell’upim nei giorni feriali?

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