Etnoantropologia olistica dei trasporti pubblici all’ora di punta

Ogni mattina, quando prendo l’autobus, tutti i posti a sedere sono occupati. Tutti i passeggeri (tranne me) indossano cuffie auricolari e occhiali da sole, e per tutta la durata del viaggio, si ignorano fra loro e consultano avidamente ciascuno il suo telefono cellulare di ultima generazione (uno di quelli capaci di navigare su internet, munito di schermo toccabile). Per questo motivo, sull’autobus vige un silenzio spaventoso.

Una volta – ma accadde una volta sola, poi basta – è salito sull’autobus un bigliettaio. Di solito i passeggeri, negli autobus normali, temono i bigliettai (li temono soprattutto i passeggeri sprovvisti di biglietto) o almeno prestano loro attenzione, ma questo non vale per i passeggeri del mio autobus: loro non si sono neppure accorti del bigliettaio, erano troppo impegnati con i loro telefoni cellulari (quegli apparecchi recenti, non so se hai presente), o forse non lo avevano visto (colpa degli occhiali da sole?) e comunque non avrebbero potuto sentire cosa il bigliettaio avesse loro da dire, poiché indossavano, come sempre, i piccoli auricolari. Peraltro lo stesso bigliettaio portava gli auricolari, gli occhiali da sole, e pure lui invece di svolgere il suo mestiere di bigliettaio, sembrava rapito dalla contemplazione del suo telefono cellulare (anch’esso moderno, luminoso, toccabile).

Nel corso del tragitto non so mai cosa fare: non posso conversare con nessuno, tutti sono occupati a intrattenersi con i cellulari, gli auricolari o gli occhiali da sole – tre oggetti che però non distraggono me, in quanto io a bordo sono l’unico ad esserne sprovvisto. Ma sin qui non vi sarebbe poi nulla di strano. Quel che di più mi stupisce, lo confesso, è che perfino l’autista, quando guida, ha le cuffie alle orecchie. E anche lui indossa gli stessi occhiali da sole. E come se non bastasse, durante il viaggio, anziché tenere le mani sul volante e guardare la strada, osserva lo schermo del telefono cellulare, e come un forsennato digita sui tasti. Certo, si tratta di un telefono moderno, insomma uno di quelli colorati, con il vetro sensibile al tocco delle dita, eccetera, eppure (continua)

12 Comments
  1. Alessandro Madeddu

    E nessuno che legga qualcosa…
    Non sale mai una combriccola di casinisti? ragazzini brufolosi che gridano tutto quello che si devono dire convinti che sia interessante per tutti, per esempio?

  2. confuso

    salgono, ma sono silenziosi, accecati dagli occhiali, indaffarati ad ascoltare gli auricolari e sfogliare il telefono.

  3. mia

    com’è che con tale autista lei è ancora in vita?

    • Confuso

      non sono in vita, le scrivo dall’Altromondo

      • Barbara

        ahahahahah

  4. Rots

    Ma davvero non lo sa? Come cosa? Che sono tutti lì a leggere il suo blog, giorno e notte, e nel frattempo ascoltano i Confuse Personality? Ma da quanto è morto?

    • confuso

      Morto? Ma chi? Di chi sta parlando, scusi?

      • Rots

        ” non ero in vita” ha detto lei pochi centimetri sopra, ne ho dedotto che era in morte, ma devo aver scartato altre ipotesi interessanti…

  5. Famiglia von Borderline

    “…c’è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero….”

    Tutti i passeggeri, tranne lei (vergogna!), sono dei seguaci dell’era presgalambriana. Contestano silenziosamente al signor Battiato il loro dissenso portando i famosi occhiali e inviandogli ogni mattina una mail, dal proprio apparecchio di ultima generazione, con un’unica parola: “Perché?”.
    Bene, metto gli occhiali, prendo il telefono, ed esco.
    Vado a fare il mio dovere, IO!

  6. Bisogna essere confusamente fortunati per trovare sulle vetture degli autobus qualcuno che indossi occhiali da sole, consulti le applicazioni dei propri cellulari di ultima generazione, e ascolti un benchè minimo rumore nelle proprie orecchie… A me capita di scorgere quelli sopra descritti soprattutto ai tavolini fuori dai bar, di quelli dove i camerieri non indossano più camice bianche, ma magliette nere.
    Sugli autobus ci sono solo extracomunitari (presenti e appena passati) che, per fortuna, stanno ancora attenti a che salga il bigliettaio.
    Invece, trovo singolare che gli autisti affoghino l’alienazione derivante dal reiterato percorso dell’autobus appunto con occhiali da sole cuffie e Iphone… Potrebbero sempre provare ad imparare una lingua straniera per distrarsi. Almeno saprebbero, finalmente divertiti, come comunicare senza esercizio ginnico alle falangi ma con poliglotta iperventilazione delle tonsille. Soprattutto d’estate, se l’autobus non è climatizzato.

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