Marina Abramovic è divertente ma non lo sa
Calata sulla contemporaneità, l’arte non deve più cercare l’armonia, e rinunzia a dipingere, scolpire o creare manufatti: preferisce stupire attraverso i gesti. Lo intuisce forse per primo Duchamp quando si fa radere sulla nuca una tonsura a forma di stella, con il plauso della critica.
Nel 1971 l’artista Chris Burden dà vita a una curiosa opera d’arte: durante una mostra ordina al suoi assistente di prenderlo a fucilate con una carabina. Ed questi obbedisce, ferendolo a un braccio: l’opera consisteva appunto in questo.
Più originale (e poco meno dolorosa) l’idea perfomativa di Vito Acconci: di fronte al pubblico, si spalma il sapone sugli occhi e tenta di levarlo senza mani, utilizzando soltanto i movimenti delle palpebre. Oppure insegue sconosciuti per strada sinché costoro, terrorizzati, non si rifugiano in casa o salgono in automobile per scappare dall’arte, i vigliacchi.
La più famosa e amata esponente del genere resta, tuttavia la diva serba Marina Abramović. Tutto comincia davvero nel 1973, quando l’allora ignota Marina si esibisce in una galleria d’arte di Napoli: mette a disposizione degli spettatori vari strumenti, fra cui un ago, un paio di forbici, dei coltelli, alcune lamette da barba, una sega da falegname e un rivoltella carica. Quindi resta inerte, aspettando l’interazione degli astanti.
Nelle prime ore di rappresentazione non succede assolutamente nulla. La Abramovic se ne sta immobile, i visitatori della mostra le gironzolano attorno, la osservano perplessi. Poi, vinto l’imbarazzo, a qualcuno salta in testa di cominciare a usare sull’artista gli oggetti – in particolare le lamette e la pistola, in un crescendo di audacia. Marina evita di reagire, anche quando è oramai chiaro che rischia di lasciarci le penne. La “performance” viene sospesa per difenderla dal linciaggio.
Da quel momento Marina Abramović diviene la superstar sconvolgente dell’arte. Non si fermerà più. Le sue installazioni d’avanguardia non finiranno mai di sorprendere ammiratori estasiati, di fronte ai quali Abramović, dal vivo, mangia voracemente una cipolla cruda intera o si percuote furibonda con lo scudiscio. Oppure grida per 8 ore intere, senza pause, e perde del tutto la voce.
Lei adopera la propria vita come museo ove esporsi in azione: percorre a piedi metà della muraglia cinese – 2.500 chilometri – sino ad incontrare nel punto convenuto il fidanzato, che tuttavia la lascia (la lascia sul serio, senza finzioni).
Un giorno, all’interno di una sala gremita da centinaia di spettatori, lei si spazzola i capelli urlando “l’artista deve essere bella”.
In un’altra storica rappresentazione, Marina beve un litro di vino. Poi mangia un chilo di mele. Si taglia le unghie dei piedi. Infine all’improvviso entra in un incendio da lei stessa provocato. Viene salvata per miracolo dagli spettatori della mostra.
Il pubblico la adora, le riviste di moda se la contendono in copertina. La Abramović al Moma di New York, per tre mesi sette ore al giorno resta seduta immobile e silenziosa in una grande sala del museo. Le persone del pubblico, a turno, possono sedersi di fronte a lei, per tutto il tempo necessario, ma senza parlare.
Siamo andati a vedere la mostra della Abramovic, in città. Lei non c’era, era presente solo in video, e come sempre aveva un’aria terribilmente seria. Pensava di spaventarci, anzi era lì apposta. Invece, senza volerlo, è riuscita a farci sorridere.
nicola
Ma perché dovrei andare in una mostra o in un museo, magari pagando, quando le Abramovic le vedo tutti i giorni in autobus o in metropolitana?
Famiglia von Borderline
Sovente, durante l’ora di filosofia, estraevo una forbicina dall’astuccio e con fare certosino cercavo le doppie punte sulle mie lunghe chiome. Nessuno m’ha mai ripreso per queste mie idee performative. Ora capisco che, il professore in questione, si sentiva parte di esse, e non volendo privarsi di questa forma d’arte, non mi contestava nulla. Che uomo!
confuso
vede quante cose si scoprono a star qua sopra.
sandra
meravigliosa! anche io e le mie amiche interpretavamo la stessa forma d’arte, in anni post-sessantottini, una mia amica poi scriveva testi dotti sulle doppie punte reperite, incollandole si apposito quaderno (es. “doppia punta di Cleopatra rinvenuta presso la piramide di Chepoe” etc) ma la mia prof. di inglese non fu affatto sensibile a questa sublime forma artistica e mi scassava sempre con i suoi rimproveri (nonché la sua invidia per i miei magnifici capelli lunghi)
FirmatoCkf
Lei caro signor Confusa, è il miglior divulgatore d’arte che conosca, è il Piero Angela della cultura inutile.
confuso
piero angelo mi pare un’espressione un po’ troppo offensiva, però
FirmatoCkf
Piero Angelo può essere offensivo… ma Piero Angela invece?
quellochepiùtipiace
Ahh… che dramma della nostra epoca quando piero angelo si è messo a pensare
Lofoten
assurdo
quellochepiùtipiace
una nota di merito in quello che diceva spazzolandosi i capelli. senza urlare magari…
Rots
Sicuro che non lo sa? E chi pensa di essere per non saperlo? Ce lo sa, ce lo sa. Come del resto lei deve sapere di essere un adorabile blogger
confuso
lei mi lusinga; e comunque no, non lo so
Rots
Ma ti do del lei o le do del tu? Perchè chi dovrebbe saperlo è la signora Abramovic, dovrebbe sapere di far ridere almeno un po’, altroché, mentre l’adorabile blogger restate voi caro il mio confuso, che confusione appunto.
confuso
il tu qui lo riserviamo alle persone che non stimiamo, è un segnale di disprezzo.
FirmatoCkf
ne parlano ora alle Iene, copioni!!!
Rots
Le iene non si guardano, è proprio l’abc…
FirmatoCkf
ci sono capitato per caso
quellochepiùtipiace
a me quando dicono non divento una iena.
FirmatoCkf
eh?
Silvia
Dopo il sorriso, la Signora mi ha regalato un attacco di panico. Ma questo lei, Marina, lo sa.
Luke
Sei un genio (del male), e sottoscrivo tutto ciò che dici (nel bene e,meglio ancora, nel male)!
Giovanni
Permettetemi di fare una correzione.
La performance in cui lei si pettinava i capelli, diversamente da quanto scritto sopra, non si chiama “l’artista dev’essere bella”. In lingua originale il titolo era “Art must be beautiful”, quindi tradotto “L’arte dev’essere bella”!
confuso
Eh, mi pareva.