Al planetario

Siamo stati al planetario, luogo di un’altra epoca, cinematografo delle stelle. Il biglietto costa poco, noi di questi tempi ci accontentiamo della curiosità, e quindi.

Dall’esterno, il planetario si presenta come un edificio sacro, un tempio sormontato da una cupola. Dentro, nel concavo della volta, viene proiettato il cielo come esso si mostrerebbe ogni sera se le luci artificiali della città moderna non ci impedissero di vederlo.

Entriamo nel planetario, una semisfera senza finestre, e ci accomodiamo sulle sedie girevoli in legno da cui osserveremo lo spettacolo sul soffitto. La sala si sta ancora riempiendo e resta illuminata in attesa degli ultimi arrivi, signore e signori impegnati a prender posto. Al centro, troneggia la misteriosa macchina del planetario, colei cui è affidata la messa in scena. Ha l’aria di essere lì da sempre.

D’improvviso cala il buio, il soffitto si trasforma in cielo e ci ritroviamo nel pieno della notte, con gli occhi puntati verso l’alto. L’illusorio sole non vero tramonta e rivela la rappresentazione inconcepibile del firmamento. La voce di un sapiente ci guida nella scoperta del panorama sull’infinito. I bambini in sala domandano se ciò quanto viene narrato sia fantasia o verità (nessuna delle due cose, sarebbe la risposta corretta). Noialtri, muti, tentiamo di decifrare le percezioni, sorpresi come dovevano essere i primi marinai sul ponte delle navi in mezzo a un oceano di oscurità.

Gli astri si muovono, la voce senza corpo continua a condurre gli sguardi fra le costellazioni. Trascorriamo così, nella notte, un’ora del pomeriggio. Si alza il sipario, mentre lassù l’universo scompare e svela la finzione. Qualcuno applaude. Alzarci e andarcene, un poco dispiace. Prima di entrare qua dentro, del cielo sapevamo poco e nulla, i ricordi della scuola: la Luna, i pianeti. Ora saremmo in grado di riconoscere le Pleiadi e Cassiopea. Se solo si potessero vedere dal balcone.

13 Comments
  1. diamonddog

    Bello, ci son stato questa fine estate ed è stato un momento quasi toccante. Ogni tanto mi toccavo per vedere se c’era ancora il portafoglio, con tutto quel buio e tutti quei furfanti.

    • confuso

      in effetti i planetari sono malfrequentati, si sa.

      • diamonddog

        chissà, magari qualcuno approfitta anche per fare del sesso, sarebbe bello a un certo punto accendere una torcia chissà che spettacolo.

        • paolino

          l’ultima volta che ho provato a sfoggiare la mia (miserrima e raccogliticcia) conoscenza delle stelle con una che mi piaceva, ho avuto da lei questa risposta: “ah ti piace l’astronomia? che mi dici di Giove E ha iniziato a parlarmi del suo telescopio professionale” Mi sono ritratto in me come un ghiacciaio su Marte

          • confuso

            “E che mi dici di Giove?” è una gran bella domanda

  2. zauberei

    Molto molto bello confu, anche io dovrei andrare una volta al planetario con pipik. Eh ma non so se starebbe seduto e poeticamente rapito. Forse dovrei portare una camicia di forza.

    • confuso

      o del cloroformio.

  3. marzipan

    Zaub, giovedì al Planetario suona L’ipotesi di Aspen (pardon per l’uso privato dello spazio).

  4. Lofoten

    la cervicale ahia

  5. FirmatoCkf

    lo spazio… che cosa bella e immensa

  6. cere

    affittasi appartamento con balconi splanetarizzati

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