In un anno impreciso nel giorno e nel mese, senza l’assistenza dii testimoni non avendone i comparenti, il mutuato si presenta allo studio dell’ontologo, medico dell’essere in quanto tale e dell’esistente. Il luminare medita. Indossa il camice bianco e lo stetoscopio per auscultare l’anima. Siede severo dietro una scrivania sgombra di fogli, tutto preso non a compilare certificati bensì a pensare assorto dimentico dell’intero universo. Poi si risveglia e con un gesto sacro invita il paziente a entrare:
– Dottore, non mi sento tanto bene.
– Buonuomo, la prego, formalizzi i momenti di antitesi e le relazioni che tra essi intercorrono cogliendone il sistema logico.
– Non ho capito.
– Esprima pure le proposizioni triadiche e rappresenti il sé attraverso i contesti determinati nella realtà strutturale.
– Eh?
– Insomma si spieghi meglio, diobono!
– Sì, mi perdoni. Dicevo: ho il male di essere, mi fanno male l’intelletto e lo spirito.
– Bene, ora specifichi il processo acritico con le imputazioni di un dominio concettuale e riduca il divergere del fenomeno oggettivo al suo sostituente concreto.
– Non ho capito.
– Stia attento quando le parlo. Ribadisco: levi la maglia e si sdrai sul lettino!
– Certo, certo.
– Bene, prenda un bel respiro e dica “l’insormontabilità dell’identità atemporale sul legame tra condizioni fluttuanti al servizio di proprietà delle istanze analitiche.”
– Coff… coff… L’insormontabile del temporale… coff… analitico…
– Non ci siamo. Per favore, estragga il transeunte dal dualismo assoluto dello sviluppo dialettico, lasci emergere l’ethos dall’esercizio empirico dell’apriorità in termini modali.
– Cosa?
– Glielo ripeto: mi mostri la lingua.
– Aaaaaaaah…
– Bravo. Ex falso quodlibet, caro mio: ho individuato la trascendenza nella dinamica contingente alla sperimentazione delle analogie necessarie declinate dall’essenziale fondamento conoscitivo pervaso dalla positività implicita rigenerata.
– Cioè?
– In parole povere, le prescrivo queste pillole, le assuma due volte al dì dopo i pasti. Ecco la ricetta, tenga.
– Ma qui sopra, a parte la sua firma, non c’è scritta manco una parola, scusi.
– E ci credo: si tratta di un farmaco metafisico.
– Sarebbe?
– Queste pasticche non esistono.
– Ah.
– Però costano care, ohimè. Un valore incommensurabile. Mi raccomando, assuma il Nulla, ovvero l’Infinito, due volte al dì, appena si sveglia e prima di coricarsi. Addio.
L'ontologo mi ha ricordato Vendola.
proprio come succede ogni giorno anche con i non ontologi!
maestra
la Vitti in "deserto rosso", mi pare, diceva "Mi fanno male i capelli" … in effetti l'ontologo fa ridere, fai bene a prendere in giro i filosofi di professione, io che insegno filosofia son d'accordo con Pascal che diceva che anche prendere in giro la filosofia è fare filosofia!
Jonuzza
jonuzza: grazie, e bella la citazione.
#2: sovente i non ontologi sono ancora peggio degli ontologi
Scusami. Mi piace il tuo post, ma è possibile che l'Ontologo indossi un camiCE, non tante camiCIE. Mi piace leggerti. Ciao.
IpaziaS
ma che è? la supercazzola?
ipazias, scusalo, il superontologo è sapiente ma digiuno d'ortografia.
e magari la cura funziona…
Beato lei che può guarire.
Nella mia dieta non c'è spazio per il Nulla :(
E che succede se poi ci prende gusto, se assumer nulla due volte al di un di non le bastasse piu? Bisognerebbe ricorrere al nulla assoluto? Perche’ ne ho visti molti iniziare cosi, che vuoi che sia, un po’ di nulla mattina e sera, io mi conosco, etcetc e poi, ahimè. rots
E poi ahimè cosa? Nulla?
Finché il mutuato ha bisogno dell'ontologo e non dell'oncologo, la cosa non è messa così male. Da' retta!