L’invenzione dei libri e dei giornali (III millennio dopo Cristo)

La scena si svolge in un universo parallelo, su un pianeta e in una società del tutto identici al nostro sebbene lì la stampa non sia ancora stata inventata (eppure gli umani vivono bene lo stesso):

– Allora, per prima cosa dobbiamo trovare un bosco.

– Un bosco?

– Sì, un bosco bello grande. Con tanti alberi: li sradichiamo tutti e poi li tagliamo a fette.

– Mmm… e poi?

– Poi mettiamo queste fette di legno sui camion o sugli aerei – dipende da dove si trova il bosco, da quanto è lontano – e le trasportiamo qui da noi.

– Continua.

– Le fette devono essere molto sottili, tipo il prosciutto cotto del mio salumiere, anzi ancora più fini. Su ognuna di esse, grazie a enormi macchine industriali, incidiamo i testi di storie inventate o di notizie da divulgare.

– D’accordo, ma poi cosa ci combiniamo con ‘sta roba?

– Poi cuciamo le fette con filo e graffette di ferro, in modo da avere raccolte molto lunghe di testi consultabili a mano. Chiameremo questi oggetti con il nome di “giornali”. Oppure, se hanno molte pagine, “libri”.

– “Giornali”, “libri”. E dopo?

– A questo punto di nuovo carichiamo tonnellate di codesti materiali così trasformati su aerei, treni, navi e autocarri diretti in tutto il mondo e recapitiamo le parole impresse sulle fette di legno in appositi negozi aperti all’uopo, dove chi lo vorrà potrà acquistarle. Oppure consegnamo le nostre creazioni a casa delle persone per posta, in modo che costoro possano goderne.

– E se ne nessuno le compera?

– Andremo a riprendercele, sempre utilizzando furgoni o altri mezzi di trasporti, e poi le porteremo in un luogo isolato dove tenteremo di riutilizzarle in qualche modo, e se, come è assai probabile, non ci riusciamo, casomai le bruceremo.

– Mi sembra un modello economico costosissimo e totalmente folle, perché dovremmo mettere in piedi tutto questo casino?

– Bé, per permettere alla gente di leggere ciò che noi scriviamo.

– Ho capito, ma non facciamo prima a usare Internet e questi arnesi elettronici e digitali, che ci sono adesso? Spenderemmo molto meno in benzina, segherie, spedizioni e francobolli, e in più eviteremmo di deforestare interi continenti.

– Giusto! Però c’è un problema: io questi arnesi moderni, come li chiami tu, non li so mica usare. Tu sì?

– Ma figurati.

– E allora taci, cretino, sennò perdiamo il lavoro. Dunque, ti dicevo: cerchiamo un bosco…

Questa voce è stata pubblicata in conversazioni. Aggiungi ai segnalibri il permalink.

11 Responses to L’invenzione dei libri e dei giornali (III millennio dopo Cristo)

  1. Confuso, mi spiace contraddirla, ma nell'elenco dei prodotti Mela del signor Stefano Lovori  è presente all'appello questo. Esso è stato creato per losche figure governanti incapaci di usare "arnesi moderni"  che richiedano l'uso di tre neuroni. Insomma, 'sti signori pieni di pecunia non hanno neppure quella scusa lì!

    Però, ecco, scusi, non vorrà mica farmi leggere lui con un arnese moderno. Che orrore!

  2. dice? quindi possiamo smettere di stampare?

  3. utente anonimo dicono:

    sei un genio

  4. FirmatoCkf dicono:

    non ci resta che inventare i giornali scandalistici con accluse foto!

  5. zauberei dicono:

    Io avrei giurato che tu sei un uomo con la mela. 

  6. Invece le biglie di Galileo…

  7. giarina dicono:

    i giornali. se li tagliamo rotondi li pieghiamo a mezzaluna?
    guardavo l'aspetto pratico dell'invenzione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *