Di fronte alla Merda d'Artista di Piero Manzoni

Abbiamo finalmente avuto modo di trovarci di fronte all’opera forse più nota della storia dell’arte italiana del ‘900, la famosissima “Merda d’Artista” di Piero Manzoni. Chi non la conosce, ha un nome facile da ricordare. In quasi mezzo secolo essa ha suscitato l’ilarità di generazioni di studenti all’ultimo anno di liceo e lo sdegno del grande pubblico poco avvezzo all’umorismo delle avanguardie. Che tempi, che tempi, espongono la merda al museo. A che punto siamo arrivati, signora mia.
In realtà la merda dell’artista, al museo, non l’ha mai vista nessuno. Né mai potrà vederla.
Il capolavoro, infatti, sta in una scatola. La rappresentazione consiste in un piccolo vasetto di metallo, di quelli da alimenti, come le scatole di tonno, con tanto di etichetta. Si tratta quindi di una inganno, per certi versi: il Manzoni, se davvero avesse voluto tener fede al titolo, avrebbe invero dovuto mostrare non certo il contenitore (sennò son capaci tutti, via) bensì direttamente il contenuto, la propria popò appunto, lasciando che il grande pubblico la ammirasse in una teca di vetro o su un piedistallo. Invece il Maestro, pavido, ha preferito chiuderla in un recipiente. Lo ha fatto per conservarla meglio? Ma no, anche là dentro essa sarebbe deteriorata comunque, benché con maggior lentezza. Dunque egli ha voluto prenderci in giro, annunciando l’oggetto della sua arte per poi renderlo invisibile, ossia nascondercelo? Ipotesi verosimile.

Lo scandalo è quindi affidato soltanto al titolo. Al fine di stupire o di attirare la curiosità altrui, il Manzoni decide di usare il termine greve, sebbene i sinonimi meno volgari non mancassero: “Feci d’artista”, “Sterco d’Artista”, “Deiezioni d’Artista” o qualcosa di ancor più morigerato. Tuttavia, è ovvio che senza quel nome così altisonante, l’opera non avrebbe avuto lo stesso successo.

Come molti sanno, di questo lavoro del Manzoni esistono numerosi esemplari, esposti in diversi musei del pianeta. L’autore realizzò 90 copie numerate, vendute a peso d’oro – letteralmente a peso d’oro: era quello il prezzo di mercato stabilito dell’artefice burlone – e subito acquistate dai galleristi e collezionisti. Chi scrive ha avuto modo di contemplare la numero 80, ospitata dal nuovo museo d’arte contemporanea di Milano. Ma ce ne sono anche altrove e in sedi persino più illustri: una sta a Parigi al Centre Pompidou, le di lei sorelle troneggiano sotto le luci del Moma di New York o alla prestigiosa Tate Gallery di Londra, eccetera.

Che si sappia, nessuno ha mai osato aprire l’involucro per scoprire cosa celi davvero, e oramai è trascorso troppo tempo per assodare la veridicità di quanto dichiarato dall’autore. Peccato, sarebbe bastato un apriscatole, insieme al coraggio di violare la custodia del mistero. Girano voci, molto attendibili, che all’interno vi fosse soltanto del gesso.

25 Comments
  1. Bostoniano

    Io a dire il vero lessi anni fa che una scatola aveva iniziato a perdere, quindi è stata sacrificata e sì, conteneva quanto dichiarato (almeno a livello materiale, non è detto che lo fosse a livello del produttore).
    Comunque, Manzoni fece anche la serie di opere "Contiene una linea lunga xxx metri" e con quella secondo me ha avuto una grande intuizione quando, per chiudere la serie con la linea più lunga possibile, ha preso un cilindretto di legno e lo ha intitolato "Contiene una linea di lunghezza infinita". Da un punto di vista matematico, è inattaccabile.

  2. personalitaconfusa

    Non sapevo dell'episodio della scatola che "perdeva". Sulla linea infinita sono perfettamente d'accordo. Come lei sa il Manzoni realizzò anche "Fiato d'Artista" ma in tal caso il contenitore era un palloncino: sarà ancora gonfio?

  3. severine

    Qualunque cosa ci si trovi, non possiamo stare a sindacare. Mica sappiamo cos'aveva mangiato.

  4. utente anonimo

    Persa nell'oblio della memoria nostra sino alla lettura dello scritto-confuso suo. La mostra era magrittiana e prevedeva un percorso pre-percorso(&non)-filologico(&non)-surrealista(&non), compresa la celeberrima "Merda"….ed altre artistiche espresssssioni(&non).

    Ora, con poche abili mosse…."ARTE" sia.

    Lotto n° 22-12-2010: #7 installazione-surrealista-commento-Chonfuso "e buon compleanno a tutti!"  esclamato dall'Artista Chonfuso la Vigilia di Natale.

    Famiglia von Borderline(&non)

  5. utente anonimo

    Perche se una cag.ta (per restare in argomento…) del genere l'avessi fatta io non avrei ottenuto nessun risultato?????
    Per quanto riguarda il palloncino con il Fiato d'Artista, ho una mia ipotesi: esso è ancora gonfio e se venisse sottoposto al famigerato test del palloncino il tasso alcoolico risulterebbe del 100%.

    Wellina
    ps. senza offesa per nessuno!

  6. personalitaconfusa

    Quanto al Fiato d'Artista (1960) ho indagato: il palloncino, a 50 anni dalla creazione dell'opera, s'è nel frattempo afflosciato:

  7. utente anonimo

    Non approviamo la scelta del Manzoni.
    Una bottiglia in vetro (sigillata): poteva consegnare il "Fiato d'Artista" (figurativamente parlando) all'eternità….
    Il concetto "fiato" non ci ha mai entusiasmato.
    La  "Merda d'Artista", a parer nostro, è insuperabile.

    Famiglia von Borderline

  8. diamonddog

    Ma se uno dice "quella merda d'artista…" in senso descrittivo, può rischiare di apparire offensivo e sarcastico?

  9. utente anonimo

    Non ho ben capito chi sono gli Zulù citati nel titolo.

  10. utente anonimo

    La sua missione culturale sta miseramente fallendo.
    Siamo persone orribili e non La meritiamo.

    Famiglia von Borderline-Zulù(effettivamente non è politicamente corretto)

    Mmmmm "…….spiegata all'onorevole Tal dei Tali".

    …….o si riferiva al popolo splinderiano tutto?

  11. utente anonimo

    a dire il vero quando vedo l' opera dell' artista, mi viene in mente la mia !!!
    che non ha niente da invidiare alla sua.
    Sono convinto che l' ha chiusa in un vasetto, perche ogniuno ha già la sua e se la può tranquillamente ammirare, senza pagare il biglietto.

    Buona merda a tutti

  12. personalitaconfusa

    chiedo scusa a tutti gli zulù per il titolo, peraltro io stesso mi considero uno di loro.

    (aggiungo che comunque il vero capolavoro del manzoni resta la famosa mostra commestibile del 1960, quando egli espose in una galleria d'arte alcune uova sode da lui stesso cucinate e poi al termine dell'esposizione invitò il pubblico a cibarsene.) (info)

  13. exxxanonimo

    Confuso ma la merda d'artista venne prima o dopo le uova? Così tanto per capire se c'è sinergia tra le due opere

  14. Famiglia_von_Borderline

    Mostra commestibile????…quasi..quasi…(s'è detto quasi) ha ragione lei.
    L'intento culturale non fallirà….Mmmm quello di salvarci dall'arteriosclerosi l'è già riuscito…l'ovetto era stato cestinato dalla memoria nostra, v-e-r-g-o-g-n-o-s-o!!!!
    Ora ci spieghiamo certi suoi post(scritti che " purtroppo" stiamo scoprendo-ripercorrendo a ritroso, in quanto neofiti lettori della sua bella-confusità).
    Mmmmm l'approccio con le uovaalla  Benedict l'ha evitato, ha scelto la strada meno impervia. :-p
    ….in fondo, chi più chi meno, siamo tutti zulù. 🙂

  15. utente anonimo

    Nel commento #7 ho plagiato i ricordi disordinati e dislessici (la famosa "aria di Parigi" contenuta in un'ampolla, opera de signor Duchamp).
    Chiedo venia.

    Famigliola tutta, effettivamente dislessica. 

  16. utente anonimo

    "da quanto si dice, all’interno si nasconde una scatola più piccol"2

  17. utente anonimo

    "da quanto si dice, all’interno si nasconde una scatola più piccola"

  18. stone

    ricordo ancora che visitando la tate modern di Londra ad un tratto m'imbattei in un gigantesco fallo appeso alla parete e troneggiante sulle teste di tutti i visitatori. questa è definibile come arte?

    uno zulù.

  19. personalitaconfusa

    Come ci insegna il Manzoni stesso e altri prima di lui, oramai l'arte non può più avere definizioni oggettive, caro il mio.

  20. Famiglia_von_Borderline

    Quello che afferma è fin troppo vero..purtroppo tutto il mercato dell'arte ne ha approfittato all'inverosimile…quotando l'invendibile e creando a tavolino dei mostri.
    Allora penso al povero Mozart, a tutti i "musici-sguatteri" suoi contemporanei e non, lavoravano  "a progetto"…i diritti d'autore se li sognavano, ed era un lusso concesso a pochi un posto  "a tempo indeterminato" come Kappelmeister.
    Abbiamo quello che meritiamo: Lady Gaga e Allevi.

    Famiglia disfattista-zulù 

  21. zauberei

    A me in ogni caso l'epiteto cacatorio sovviene quando vedo questo tipo di opere che siccome elicitano un pensierino dovrebbero essere intelligenterrime, e invece sono per l'appunto cacate.

  22. utente anonimo

    ha ragione Famiglia: abbiamo quel che meritiamo
    C.C.

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