DIRECT MARKETING

Gentile amica, gentile amico,
siamo lieti di informarLa che il Suo nome è stato inserito nell’elenco dei nostri soci e che Lei ha libero accesso a tutti i servizi, compresi esclusivi vantaggi e privilegi riservati. Inoltre da oggi Le inviamo in omaggio il nuovo numero del nostro magazine, dove  sicuramente troverà preziosi consigli per gestire al meglio la Sua vita, il Suo tempo libero e il Suo shopping.
Tuttavia  l’amministrazione mi segnala che il Suo abbonamento comprensivo di quota associativa ancora non è stato saldato. Come mai?
Cordialmente,
Dott. Pinco Pallino, Responsabile Customer Care.

Gentile Dottor Pallino,
mi spiace ma io non la conosco, né ricordo di aver sottoscritto alcun contratto con voi. Quindi da me non vedrete una lira. Quanto al vostro magazine in omaggio, lo avrei volentieri adoperato come succedaneo della carta igienica, se non fosse stampato su fogli così ruvidi. Allora pensavo di trarne combustibile per il camino, ma qui fa caldo, e poi il camino io non ce l’ho. Pertanto, il magazine, come lo chiama lei, giace illibato presso il vano condominiale adibito alla spazzatura, per l’esattezza nell’apposito bidone della raccolta differenziata. Venga pure a riprenderselo, tanto l’indirizzo lo sa.
La saluto.


Gentile signore,
con sincero dispiacere Le scrivo questa seconda lettera di sollecito. Non faccia tanto il difficile e molli ‘sti soldi, dai. Per agevolarLa, allego un bollettino postale. Qualora invece Lei avesse già provveduto al pagamento, La prego di considerare nulla questa comunicazione e di avvertirci telefonicamente dell’avvenuto bonifico.
Tuttavia, in assenza di Sue notizie, mi vedrò costretto a nuovi inviti, anche più pressanti.
Con amicizia,
Pinco Pallino

Gentile Pinco,
"amicizia" un corno.
Senta, ma lei è italiano? Capire mia lingua? Ho detto no. No, no e ancora no. Dei vostri servigi non so che farmene, i magazine mi stanno antipatici e gentilesignore ci sarà suo padre. E se non la smette di scrivermi, chiamo i carabinieri. Addio per sempre.


Gentile amico,
abbiamo ricevuto la Sua risposta e vogliamo prenderla come un segnale favorevole, vicino al consenso. Le comunichiamo che se tra le diverse modalità di pagamento sceglierà la carta di credito o la domiciliazione in conto corrente, Lei avrà diritto a uno sconto speciale del 0,2% sulla prima rata unica annuale. Infatti tale modalità ci consente di ridurre le spese amministrative e noi vogliamo dividere con Lei il vantaggio che ne ricaviamo.
Cordialmente Suo,
Pinco Pallino.

Gentile Pinco,
che piacere. Possiamo darci del tu? Sì? Grazie, caro. Scusa se te lo dico, ma hai rotto i coglioni.
Ciao.
Ah, aspetta, un’ultima considerazione: vaffanculo.


Gentilissimo amico,
La ringraziamo della cortese risposta e Le ricordiamo che non appena il suo pagamento sarà registrato Le invieremo i simpatici regali riservati ai nuovi soci: il pratico portachiavi con la lucina per centrar la serratura dell’auto senza rigare le portiere e la calcolatrice tascabile ad energia solare – pensi un po’ il progresso. Indichi sul modulo allegato le Sue coordinate bancarie, e ce lo rispedisca con urgenza: la busta è già affrancata. Tuttavia, se nel frattempo avesse già provveduto al pagam…

Caro Pinco,
crepa.

Gentile amico, come sta? Visto che bella giornata? Eddai, compra.

Nooooo…

Uffa. Ma perché no, scusa?

52 Comments
  1. Franfiorini

    Dai, il portachiavi con la lucina è un affarone. La quota associativa è 99 euri?

  2. lofoten

    Pinco, ammore, manda a me. Mi intriga l’offerta.

    Santina Quattrocannoli

    Via del Pero, n. 5

    Cardalino di Bassotta

  3. utente anonimo

    sei un grande…m’hai fatto ridere e ti ringrazio!!!!

    il drugo

  4. DevilsTrainers

    per certi versi… kafkiano! ma qui si riesce a dire: vaffanculo (parola chiave per la salvezza).

    peter

  5. utente anonimo

    eh sì, il signor pinco non sembra un uomo

    akuma

  6. utente anonimo

    Continua così “gentilissimo confuso” sei sempre geniale..

    un saluto

  7. bloogo

    C’è il traduttore universale in dodici lingue? Perchè quelli di AltroConsumo ce l’hanno, traduce sei parole in dodici lingue, sbagliando la sintassi….

  8. finOcchio

    Dietro il direct marketing il caro vecchio venditore porta a porta. Evoluzione delle tecniche di vendita? Nessuna: lo spaccamento di balle, prenderti per sfinimento, impietosirti. Perché trovo che sia confortante?

  9. Petarda

    non credo che pinco sia crepato, io però sì.

    notizie di piripacchio?

    lofoten è pazzo/a.

  10. jame

    Sono un cliente di pallino.

    La mia vita ora è cambiata.

    So finalmente dove fare lo schopping, cosa fare nel tempo libero, come tagliare i capelli a seconda della tendenza.

    Vorrei parlare anche degl’omaggi.

    utilissimi, preziosi e ben confezionati,

    a il pensiero più carino è stato l’inserto del magazine, dove ti spiegano come si sbucciano le mele.

    la mia vita ora è diversa. grazie pallino e grazie al magazine.

    le pile nella calcolatrice, non sono incluse.

    jame

  11. dudcheque

    con il suo comportamento irresponsabile, lei, sta affossando l’economia. che altrimenti sarebbe sana, vivace e prospera.

    si vergogni: rematore contro che non è altro.

  12. utente anonimo

    tanto per dire le coincidenze, ho lavorato per un po’ di tempo in un’agenzia che si occupava di direct marketing…

    mi occupavo di trascrivere i testi ed impaginarli…non ne potevo più… infatti mi hanno licenziato. (ero contenta, però)

    ila

  13. utente anonimo

    infatti ho deciso che cercherò lavoro come bidella nelle scuole. bellissimo!

    altro che “perfomance” lavorative, traguardi da tagliare…

    non sono tagliata per quelle cose lì.

    mi fanno cadere le braccia.

    ila

  14. sempreinviaggio

    questo pinco pallino inizia a farmi un pò pena. forse anche lui corre il rischio di essere licenziato. e dai lo paghi sto bollettino, lo faccia contento pinco, suvvia che sarà mai un bollettino!

    [giuro non sono un’amica di pinco pallino]

  15. utente anonimo

    resistere resistere resistere!

    ciao gringo :o)

  16. utente anonimo

    comprare, vendere….. non si fa altro

    akuma

  17. pacopedro

    Sembra l’omino di Sky che telefonicamente cerca di agganciarmi da quasi 6 mesi…

    Omino di Sky, l’abbonamento alla “sua” tv a pagamento non lo faccio neanche “gratis”.

    Cordiamente

  18. spad

    mi scriveva le stesse cose la mia ex.. boh..

  19. Marcellus

    ma se non compri l’economia non tira. Certo che questa signora economia é proprio una gran vacca, se non paghi, non tira

    mai una volta che spinga, vuole sempre essere tirata!

  20. orsodingo

    spesso mi riservano sensazionali promozioni che danno il diritto di acquisire 540 kg di tonno, 1 ton di pesto e 7.500 bottiglie di vino con uno sconto del 2 %

    gentili vero?

  21. tremori

    Non conosco il traduttore di cui parla bloogo, ma ultimamente AltroConsumo mi martella con la promessa-minaccia di regalarmi due pregevoli manufatti tecnologici: il telefono-orologio-sveglia-calendario perpetuo-calcolatrice e la macchina fotografica digitale da 1.3 mega pixel (!!!), logicamente senza alcun display, ma con 8 MB di memoria interna (ma con possibilità di aggiungere un modulo di memoria di 64 MB SDRAM!!!)!!! Non credi che sian cose?

  22. Fedelma

    Certo che di gente strana al mondo ce n’è… questo venderebbe sua madre se potesse…

    Fed

  23. utente anonimo

    una volta l’unico direct marketing che conoscevamo (25 anni fa) era quello di Selezione rider’s digest (si scrive così?), bei tempi…

    era l’unica lettera nella cassetta…

    poi venne il club degli editori…

    e finì tutto.

    ila

  24. utente anonimo

    povero confuso! come se non bastasse adesso ti fanno pure lo sciopero dei ticket restaurant…

    kush

  25. LadyK

    Chesaddafà pe’ campà.

    Magari la tua prossima attività sarà proprio questa…

  26. alemae

    L’attività di “gente che soffre”? Ma è la mia da anni, ho pure la partita iva (categoria sofferenti)

  27. utente anonimo

    anche io voglio la partita iva per i sofferenti!!! sono uno studente, eh cazzo!

  28. utente anonimo

    Gentile Confuso,

    lei è fortunatissimo!

    La nostra società l’ha selezionata per la prova gratuita del nostro ultimo prodotto: “la schiscietta per lo sciopero dei ticket restaurant”.

    La riceverà direttamente a casa sua con ben 5 pasti liofilizzati inclusi per la settimana dello sciopero.

    Dopodichè le invieremo 1 set per ogni suo collega che dovrà piazzare alla modica cifra di 150 Euro ciascuno.

    E non se ne esca che tra un po’ di colleghi non ne avrà più, che li conosciamo i tipi come lei! E se non vende tutti i set…bhè abbiamo amici fidati che conoscono ben altri graffiti da farle sulla macchina, altro che Led Zeppelin!

    Vale maiu 😉

  29. personalitaconfusa

    Accetto volentieri la prima parte della proposta: tra i vs liofilizzati c’è anche il coniglio alla cacciatora?

    Invece la storia dei 150 euro la vedo un pochino irrealizzabile, per via del pricing…

  30. utente anonimo

    Congratulazioni! Lei ha compreso il futuro delle ns “Schisciette per lo sciopero dei ticket restaurant”!

    Quanto al menù – le bustine hanno tutte il medesimo contenuto che basta scaldare 5 minuti nel microonde nella schiscietta (ha visto, va anche nel microonde e nella lavastoviglie!) con un bicchiere d’acqua – è possibile scegliere tra la nostra vastissima offerta di BUSTE DEI GUSTI suddivise per MENU’ TIPICI: il coniglio alla cacciatora è tra le “RICETTE DEL NORD ITALIA”.

    Non mancheremo di inviarle una selezione delle “Buste dei gusti” delle “Ricette del nord Italia”.

    Può ordinare l’intero kit (2.500 buste dei gusti) compilando il modulo allegato.

    PS non faccia il difficile sul pricing. Lo può anche regalare il set ai suoi colleghi (e magari al suo capo, così non la licenzia!), l’importante è che ci invii il corrispettivo (le ricordo: 150 Euro per ciascuna schiscietta).

    Vale maiu;-)

  31. personalitaconfusa

    Sì, ma a me il norditalia mi resta sullo stomaco, in ogni senso. Per gli euruzzi non so, da come son messo dovrei aprire un mutuo.

  32. utente anonimo

    esistono anche piatti tipici fuori dall’italia??

    akuma

  33. RobertaG88

    bhuahahahhahahhahahh! XD

    bello questo blog… lo aggiungo tra i link….

    passa da me magari se hai tempo..

    ciao!

    Roby

  34. Carmjlla

    ghghghhghgghghgh!

    Sai che mi ricorda, marito mio?(…)

    Quelli della Mondolibri.

  35. Paperogonfio

    ahahah bravi. Ora però visitate il mio, di blog. Branco di idioti scipiti.

  36. utente anonimo

    A me ricorda tanto la corrispondenza inviata a ridosso dello scadere dell’abbonamento annuale a una qualunque rivista…

  37. utente anonimo

    geniale!

  38. utente anonimo

    a me ricorda tanto la rai che cercava di farmi pagare i canone

  39. utente anonimo

    Ordinaria ingiustizia a Ostia Lido.

    Una storia agghiacciante di presunti abusi ed omissioni presso il Municipio Roma XIII di Ostia Lido.

    Pubblico un esposto (l’ultimo di una lunga serie ignorata) per far valere i miei diritti negati e schiacciati dall’apparato burocratico e istituzionale di Ostia Lido, aggrappata all’ultimo barlume di speranza rappresentato dalla magistratura.

    Lucia Salvati

    AL SIG. COMANDANTE

    DELLA POLIZIA MUNICIPALE

    XIII GRUPPO OSTIA LIDO (ROMA)

    e, p. c.:

    AL SIG. PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO

    IL TRIBUNALE DI ROMA

    AL SIG. SINDACO DI ROMA

    ON. WALTER VELTRONI

    AL SIG. COMANDANTE

    DELLA POLIZIA MUNICIPALE

    DI ROMA

    Oggetto: Esposto per segnalazione presunto abuso edilizio ed inquinamento da rumore conseguente ad esso.

    Io sottoscritta SALVATI Lucia, nata a Gorgoglione (MT) il 17/12/1940 e residente in Roma alla Via Peio, 30, riferisco alla S.V. quanto segue:

    Manifesto, prima di inoltrarmi nei particolari piuttosto inquietanti che hanno tessuto la trama dell’intera vicenda che vado a esporre, tutto il mio disappunto, nonché la mia profonda delusione per le irregolarità presunte (da accertarsi comunque nelle sedi competenti), che hanno costellato e viziato tutto l’iter procedurale imposto dalla normativa vigente che, alla luce dei fatti, è stato disatteso o quantomeno percorso in maniera distorta e superficiale.

    Delusione e disappunto accresciuti in maniera esponenziale dal fatto di avere sempre creduto nell’apparato istituzionale (in un’epoca storicamente incerta e di abbondante sfiducia e diffidenza da parte dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione), che ho sempre servito con lealtà, abnegazione e senso del dovere innato, in quanto dipendente statale da poco in pensione, pretendendo sempre, sopra ogni cosa il rispetto della legalità e della trasparenza.

    Sono proprietaria di una delle due unità abitative di un immobile del tipo villa bifamiliare, sito in Via Peio, 30. Dell’unità abitativa adiacente, che trovasi al civico 34 della medesima via, risulta essere proprietaria la signora Falqui Angela, che la divide con suo marito De Prosperis Alfonso e con il loro figlio De Prosperis Marco. Negli scorsi anni sono state realizzate dagli stessi ristrutturazioni, presumo di normale manutenzione, all’immobile, per la cui realizzazione sono stati prodotti rumori fastidiosi, ma che pur se eccedenti i limiti della normale tollerabilità, il mio, e quello dei miei congiunti, senso civico dei rapporti di buon vicinato, li hanno fatti rientrare in tali limiti. Come se non bastasse, alle spalle dello stesso immobile, confinante con la mia proprietà (anzi la copertura sconfina di circa 40-50 cm), è stata edificata una costruzione di circa 70 mq, in regime di totale abusivismo, salvo poi condonarla successivamente, ma senza richiedere il parere di terzi (nella fattispecie interessati e penalizzati), come da normativa vigente. Nel tempo comunque, nonostante la mia personale tolleranza, e quella dei miei cari, nei confronti di abusi e soprusi da parte dei signori De Prosperis, sono stata oggetto di numerose minacce per futili motivi (acqua piovana, una zuffa fra cani, ecc.), sfociata tra l’altro in tentativi di estorsione, a volte soddisfatti per quieto vivere, peraltro anche tramite lettere manoscritte, a rafforzare l’impianto probatorio delle condotte deprecabili poste in essere. Da parte mia, sempre in virtù del mantenimento dei rapporti di buon vicinato e per il quieto vivere, non sono mai state presentate querele.

    Frattanto, approfittando della nostra correttezza e del sorvolare sui nostri diritti, si è giunti ai fatti in oggetto del presente esposto, profondamente e gravemente lesivi nei confronti miei e della mia famiglia. Verso la fine del mese di aprile c.a. mi accorgevo che veniva allestito un cantiere nel giardino antistante lo stabile in questione. Infatti veniva abbattuto il muro di cinta con l’impiego altresì di apparecchiature ad energia pneumatica, provocando rumori insostenibili che disturbavano le normali occupazioni e il riposo della mia famiglia, costringendoci a mantenere sempre chiuse le finestre e i balconi, anche quando verso la fine di maggio iniziava a fare più caldo, al fine di alleviare i disagi provocati da tale attività. Faccio presente che nel neonato cantiere non era esibito né il permesso di costruire, né vi era apposto il prescritto cartello, con lapalissiana violazione del D.P.R. 380 del 6 giugno 2001.

    Da ciò traevo la logica conseguenza che ci trovavamo presumibilmente in regime di abusivismo edilizio. A questo punto, nutrendo delle legittime perplessità sulla regolarità dei lavori, ma soprattutto per conoscere le intenzioni progettuali coltivate dai committenti, chiedevo al signor Alfonso De Prosperis, cosa stesse accadendo. Questi mi rassicurava dicendomi che aveva fatto abbattere il muro per ricavare più spazio per il parcheggio delle autovetture. Sempre fedele alla logica dei buoni rapporti, pur potendo essere danneggiata dall’abbattimento del muro di cinta (anche solo per motivi di sicurezza, ma anche per l’immagine dell’immobile) sorvolai senza approfondire sull’eventuale abuso edilizio, cercando di sopportare pazientemente le emissioni rumorose, nella speranza di una circoscrizione ad un non lungo arco temporale.

    Faccio presente che da circa un anno soffrivo di disturbi audiologici, con accentuata ipoacusia bilaterale più marcata a destra, che proprio in quel periodo , dopo una severa terapia medica, aveva registrato un sensibile miglioramento. Quando all’incirca tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno mi sono accorta purtroppo che non si trattava soltanto del proclamato lavoro esterno all’immobile, in quanto i rumori assordanti si erano trasferiti all’interno dello stabile, ho capito che c’era qualcosa che non quadrava. Per cercare di mantenere ancora dei rapporti, pur se ormai lacerati dagli eventi, essendo impossibile espletare qualsiasi normale occupazione quotidiana, (addirittura per poter parlare al telefono era necessario recarsi in giardino con il cordless), chiesi lumi al signor Alfonso De Prosperis e a suo figlio Marco De Prosperis che inizialmente cercarono di prendere tempo dicendo che avrebbero provato a limitare le emissioni rumorose, senza però esternare le loro reali intenzioni edificative. Ciò non avvenne, anzi la situazione peggiorò, e i rumori strumentali si accavallarono addirittura, tra l’altro proprio all’altezza del muro interno di confine tra le due abitazioni (martelli pneumatici, frullini, picconi, mazzette, ecc.), snodandosi secondo una scansione temporale ininterrotta nel periodo in questione, con notevole apporto di stress. Frattanto l’iter clinico dei miei disturbi uditivi dopo l’impennata di miglioramento, aveva subito una regressione di pari passo con l’intensificarsi dell’attività demolitrice e assordante delle macchine edili, sprofondando in un peggioramento ipoacustico fino ad ora rivelatosi irreversibile. A questo punto mi illusi che in presenza di irregolarità palesi a livello di edilizia, di rumori assordanti conseguenti a lavori che presumibilmente non erano stati autorizzati, e quindi in violazione dell’art. 659 C.P., essendoci acquisita giurisprudenza inopinabile in merito (ad esempio sentenza Cassazione, sez, I, 14 maggio 2002 n. 18351), supportata dall’esistenza dell’art. 844 C.C., senza contare che era messa a repentaglio la mia incolumità fisica, tenendo conto che la protezione della salute è recepita come diritto soggettivo assoluto, relativo alla personalità dell’individuo e fondato sull’art. 32 della Costituzione, richiedendo l’intervento dell’autorità deputata, la Polizia Municipale, avrei ottenuto giustizia e avrei posto fine all’ineffabile tortura psicofisica. Iniziò il valzer delle telefonate all’Ufficio Edilizia della Polizia Municipale del XIII Gruppo di Ostia Lido, e delle risposte, a volte scoraggianti, a volte per
    ò rassicuranti, che non hanno poi avuto comunque alcun riscontro concreto di intervento, lasciandomi in preda all’impotenza e alla disperazione di dover regolare l’andamento della mia giornata in base alle esigenze lavorative del cantiere, e preoccupata per la mia salute, nonostante la normativa vigente, almeno in teoria mi tutelasse dalle emissioni di intensità eccessiva (vedi altresì l’art. 844 C.C.). Tra telefonate di protesta e promesse di intervento sono trascorse diverse settimane. Frattanto ero venuta a conoscenza che il signor De Prosperis Alfonso, con l’artifizio raggirante dell’allargamento dello spazio di parcheggio, aveva in realtà in mente di trarre un ingiusto profitto realizzando all’interno della sua porzione di immobile quattro unità abitative, con grave danno economico risultante dal fatto che da bifamiliare lo stabile sarebbe diventato pentafamiliare, con conseguente e logico deprezzamento.

    Alla luce di ciò, viste incredibilmente svanite le speranze di intervento da parte della Polizia Municipale, in data 4 agosto presentai un esposto scritto, che però non sortì ugualmente effetti significativi. Chiesi quindi l’accesso agli atti ai sensi della legge 241/90 e scoprii che era stata presentata una D.I.A. recante la data del 7/7/2005, dopo quasi tre mesi dall’inizio reale dei lavori, per una realizzazione di “frazionamento in n. 4 appartamenti e di cambio di destinazione d’uso al piano seminterrato da garage a cantina e centrale termica”. Dall’analisi di tale materiale documentale si evincono inoppugnabili risultanze che partoriscono robusti elementi dubbiosi sul modus operandi e sulla linearità dell’intera vicenda. Innanzitutto se la D.I.A. reca la data del 7/7/2005 l’inizio effettivo dei lavori avrebbe dovuto aver luogo non prima del 7/8/2005, come previsto dall’articolo 23 comma 1 del D.P.R. 380/01. Si dà il caso che il cambio di destinazione d’uso richiesto con tale D.I.A. sia stato realizzato ormai da decenni, in quanto io non ricordo la presenza di un garage nell’immobile predetto da quando mi sono stabilita nell’attuale residenza (circa 20 anni or sono). Senza addentrarci nello specifico delle opere in realizzazione, se previste o non dalla regolamentazione della D.I.A. (che in ogni caso può essere concessa salvo la lesione di diritti di terzi, che nella fattispecie appare palese), da accertare successivamente nelle sedi competenti e con personale abilitato a pronunciarsi in merito, la compiuta disamina del materiale acquisito ha messo a fuoco un nitido quadro probatorio di presunte irregolarità, che purtroppo fanno sorgere spontanei e logici quesiti, in ordine agli adempimenti di cui al comma 4 dell’art. 27 del D.P.R. 380 del 6 giugno 2001. Per prima cosa, chi ha più volte dichiarato di essere intervenuto, come ha fatto a non accorgersi dell’assenza del prescritto cartello, apposto solo in data 12 ottobre c.a. recante il numero 58952 e la data 7/7/2005 della D.I.A., il nominativo del direttore dei lavori geom. Marco D’Avello, ma non la data di inizio lavori? Come ha fatto, se è intervenuto prima del 7 agosto (o anche dopo) a non rendersi conto che i lavori erano già abbondantemente avviati, in barba alla data di presentazione della denuncia di inizio attività, nonché alla data in cui avrebbero dovuto effettivamente iniziare i lavori e come ha fatto a non accorgersi che il cambio di destinazione d’uso del piano seminterrato era già avvenuto in epoca alquanto remota? Come è stato autorizzata, in virtù di quanto appena descritto, l’esecuzione dei lavori? E se invece tutte queste presunte irregolarità sono state accertate e se come previsto sempre dall’art. 27 comma 4 del predetto D.P.R., sia stata data immediata comunicazione all’autorità giudiziaria, al competente organo regionale e al dirigente del competente ufficio comunale, o almeno all’autorità giudiziaria, come mai i lavori sono proseguiti bellamente, arrecando alla sottoscritta e ai suoi familiari danni personali, nonché strutturali (più volte siamo stati costretti a richiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco, per essere rassicurati sulla stabilità dell’immobile in seguito all’apparire di numerose crepe nei muri, comparse a più riprese nell’arco temporale dell’attività di cantiere) e di deprezzamento del proprio immobile? Non vado oltre, ma lascio alla Sua competenza, dettata dall’importante ruolo istituzionale rivestito, di verificare ed acclarare le presunte violazioni e irregolarità con l’adozione di ogni più opportuno provvedimento di legge.

    Roma 23/11/2005

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