E come forse era inevitabile, eccoci giunti all’analisi estetica dell’ascensore, l’unico tipo di stanza che non ha finestre e per di più si muove. Questo originale mezzo di trasporto (viaggia non per strada né per mare o per cielo ma attraverso le case) contempla quattro tipologie di base, le cui caratteristiche talora risultano comuni:
L’ascensore triste. Trent’anni portati male. Stretto, stretto, ha ancora la doppia porta: prima quella esterna in legno finto e oblò rettangolare. Poi le due ante ad apertura manuale. E ogni volta una delle due ante non si chiude bene, o la si dimentica accostata e lui – l’ascensore – tenta di partire ma poi con un gemito (“clunk”) si blocca.
Interno anch’esso in legno finto con incisioni porno a temperino e/o parolacce in pennarello. Sul soffitto, anello di neon risalente al 1954. Piccolo specchio a parete. Pavimentino verde in linoleum che si sta staccando e ci inciampi dentro.
L’ascensore malvagio. Leggermente più moderno del triste, ha due porte scorrevoli prive di cellula fotoelettrica che si chiudono un po’ quando gli pare. Così, provano sempre a stritolare i vecchietti mentre entrano con le buste della spesa.
Interno metallico a striscine in rilievo. Targhetta riportante peso massimo, capienza massima, un numero di telefono da chiamare per emergenze dalle 8-13 e 14-19 (per altri orari occorre urlare aiuto molto forte) e il divieto di utilizzo in casi di incendio (ecco, io lo vorrei conoscere questo tizio che con la casa in fiamme invece di scappare a gambe levate si mette lì sul pianerottolo, chiama l’ascensore e lo aspetta).
Utilizzo vietato anche ai minori di anni dodici, i quali, poveretti, chissà perchè devono farsi le scale.
L’ascensore scemo. Versione evoluta del malvagio: questo la fotolettrica ce l’ha, si vede che il costruttore ha capito. Pulsantini ALT (rosso) e Campanella (giallo). Il bottone della campanella è diventato un problema da quando il signore anziano del sesto piano, orbo e sordo, sbaglia e lo preme, e pure con insistenza.
Moquette che sa di orina di cane: un minaccioso foglietto anonimo appeso con lo scotch sulla porta recita ‘Sappiamo chi sei prima o poi te la faciamo pagare’ (faciamo con una c sola).
L’ascensore fico. Confortevole, progredito e politically correct: pulsantiera braille, specchio alto due metri su ogni parete, aria condizionata, system security con viva voce collegato 24 ore su 24 al call center della più vicina stazione dei pompieri. L’interno contiene il simpatico optional del signore incravattato, il quale durante la corsa anziché guardarsi la punta delle scarpe o fingere di leggere la targhetta delle capienze come tutti, pretende di far conversazione ma siccome non sa cosa dire esordisce con acute considerazioni meteorologiche, ossia domande tipo “Fa caldo, eh?”
ellea
E quelli preistorici con la monetina?O con la chiave?
quatermass
secondo!
utente anonimo
terza!
quatermass
Egr.Sig.Confù,
Per quanto possa sembrare strano anch’io, tanto tempo fa, ho avuto meno di 12 anni. Per di più mi capitava d’andare a trovare lo zio a Genova. Stava in un condominio di quelli alti. Forse nemmeno tanto alto ma per me, bimbo di pianura abituato ad edilizia raso terra, aveva dimensioni mitiche. Può, dunque, ben immaginare la delizia d’affrontare senza permesso e per gioco tutti quei piani a bordo dell’ascensore, violando le regole scritte nella targhetta. E non mi hanno mai beccato… solo qualche volta urlavano nella tromba delle scale “ascensoreeeeeeee” e sembravano incazzatelli.
no-luogo
Sarò scemo, ma quando salgo in ascensore e guardo la targhetta della marca e questa è Shindler non riesco a non ridere.
Sì, sarò scemo ma “Shindler lift” mi fa ridere
personalitaconfusa
boh, a me piacciono gli ‘otis’.
francilastrega
Il mio psicologo mi fa sempre visualizzare un ascensore durante la terapia. E’ un ascensore fico, cui seguono una rampa di 15 scalini, un corridoio e, finalmente, un divano verde di Cassina.
utente anonimo
ma per la descrizione dell’ascensore malvagio sei venuto a Brescia? è identico a quello di casa mia (targhetta compresa!!!)
utente anonimo
porcalabalaustra, finisce che il confuso mi è condòmino!
brrr…
;o)
V
utente anonimo
e anche quello per il patibolo …
xlthlx
…mancano gli ascensori a grappoli, che quando ne chiami uno non ne arriva nessuno e non si capisce perche’ 😀
utente anonimo
Modello leningradese.
Come il Malvagio ma con una miglioria: non funziona dalle 21:00 alle 6:00. In Russia per economia, sennò si consuma troppa corrente. In Italia perché qualcuno è entrato con la spesa dell’Esselunga per due settimane e la cabina ha deciso di prendersi un attimo di riposo.
Modello falso fico: grande, lucido, panoramico, con musichetta rassicurante. Però è continuamente fuori servizio.
Lutherbell
Hi, Confy.
E gli ascensori dei vecchi stabili posizionati nelle ampie trombe delle scale?
In legno di noce scuro con vetri molati e il cancello esterno in ferro battuto.
E i mancorrenti interni in ottone diligentemente lucidati col Sidol da generazioni di indefessi portieri?
Non emanano forse un’aura di aristocratica nonscialàns?
E lo sferragliare tipico?
Queste Circolari Interne Verticali…
Luth
…..
MoonLady
Mi hai svelato un mondo sconosciuto. Da maso-pervicacemente convinta claustrofobica rifuggo gli ascensori da sempre. Naturalmente sono molto atletica, in perenne allenamento, visto l’evolversi verso l’alto dei nostri palazzi. All’estero mi munisco di bombole di ossigeno ed esco due ore prima. Ciao e buona giornata.
marcosoriano
manca l’ascensore per l’inferno… ma forse non è vero…
Effe
però, se si prende l’ascensore in caso d’incendio, il gentiluomo incravattato che esordisce con un “Fa caldo, eh?” trova finalmente il suo riscatto.
personalitaconfusa
MoonLady: non sai cosa ti perdi.. 🙂
Luthor: ha ragione. La sua ‘case history’ è interessante, se vuole la si aggiunge. Citando la fonte, certo.
Pocht: il modello falsofico esiste solo nei polizieschi americani, credo. però funziona.
xlthlx: ah sì, quelli che per chiamarli devi premere la freccina della direzione (“Sale?” “No, scende.”)
francilastr.: chissà che significa, il divano di cassina…
sapphire2
per quelli superfico dovrebbero dare in dotazione il manuale delle istruzioni… un giorno causa manine dei bimbi che avevano schiacciato i tasti a casaccio, tra il + e il -, numerazione doppia ecc. ci abbiamo messo 20 minuti per arrivare al piano giusto e ad… abbandonare il lussuoso ascensore
Mholden
Io l’ascensore non lo prendo a meno che non sia di quelli con possibilità di visuale sulle scale. E se posso evito pure quello: ho troppa paura di rimanerci chiuso dentro.
Ma lo sapete come lo chiamano in un paesino vicino Napoli l’ascensore? ” ‘o tram a muro” geniale
Lutherbell
Sarei onorato.
Come minimo La linkerey.
Come massimo potrei mandarle dei Ferrero Roscè.
O una bottiglia di O.P. Riserva che ho in cambusa da dieci anni…
Luth
…..
marinamaris
ci sono gli ascensori panoramici della costiera amalfitana che sono troppo troppo belli!
lofoten
E quelli che entri da una parte ed esci dall’altra? Ad un mio amico è capitato di entrare con un materasso, appoggiarlo alla parete di fronte e premere il piano. Crisi di panico perchè la porta non si apriva. Si è calmato solo quando qualcuno da fuori ha spostato leggermente il materasso e dolcemente gli ha sussurrato:- Ehi amico! L’uscita è da questa parte!-
gattasorniona
A casa mia c’è l’ascensore str**zo. E’ programmato male e si ferma sempre una decina di cm più in alto o più in basso rispetto al pavimento…
utente anonimo
e il paternoster?
un insieme di cabine senza porte, disposte come una catena (o i grani di un rosario, da cui probabilmente il nome), che si muovono circolarmente su due colonne affiancate – una sale mentre l’altra scende – da prendere “al volo” mentre passano: non Le dico l’esperienza trascendentale se per caso non si salta fuori all’ultimo piano o al piano terra … :))))
mela
fuoridaidenti
La maggior parte di quelli superfichi mostra di preferire di gran lunga il mondo dei non-vedenti. Lo dice il fatto che i numeri che indicano i piani, acciaio su acciaio, risultano praticamente illegibili se non dal tatto.
Robynia
Dove abitavo prima l’ascensore era una via di mezzo tra il modello “triste” e quello “malvagio”, finto legno con incisioni e anello di neon + porte scorrevoli senza cellula e targhetta,marca Otis, e mi ricordo ancora come mi sentivo trasgressiva a salire e scendere in ascensore dal quarto piano a 11 anni e 7 mesi ! ( prima non osavo)
mucio
E gli ascensori coi divanetti? no, non quelli moderni, quelli da tromba delle scale con la panchetta di legno e il cuscino orma scucito oppure quelli con le barre di ottone che riducono lo spazio libero e non si capisce a che altro possano servire?
neparliamoacena
Quello del mio condominio si è rotto proprio ieri: il figlio dodicenne della vicina si è divertito a tormentarlo tutto il giorno ed alla fine esso ha emesso uno sbuffo e non si è più aperto. Questa mattina ancora giaceva immobile. Compianto da tutti i condomini, in particolare dalla vecchina con bastone del terzo piano e dal grassone del quarto. Tempi duri per il giovane atteso al varco da vari condomini. Ricorda un po’ Mosè che attende Alberto con la clava in mano.
utente anonimo
ma và, il paternoster non esiste, è una leggenda urbana inventata dal malvagio autore de “il manuale dell’architetto”
personalitaconfusa
ohibò, qui oramai è un fiorire di nuovi ascensori. :))
Professor Luthor, trovo che il suo “ascensore d’altri tempi” potrebbe benissimo avere il divanetto di cui parla il signor Mucio, non crede?
(il paternoster esiste eccome: posso dare gli indirizzi.. e poi: ma dico, e la poesia del montacarichi, dove la mettiamo?)
utente anonimo
di paternoster ne esisteva uno all’Università di Vienna almeno fino a metà anni ’80: ci si andava a mangiare alla mensa dell’ultimo piano … chissà se c’è ancora …
mela
Lutherbell
In effetti, onorevole Confy, il divanetto mancava.
Ma dirò di più.
In alcuni esemplari figurano degli strapuntèn di origine ferroviaria e sputacchiere nei più antichi.
Una nota:
Chi si trovasse a Barcellona visiti l’ascensore della Casa Milà.
Grande come un miniappartamento e foderato in boiserie di eccellente fattura.
Scricchiola paurosamente, però…
Luth
…..
brule
A me nn dispiacciono i colori delle pareti degli ascensori italiani.Non sto qui ad elencarli.
Marcellus
gli ascensori americani, quelli che si fanno venti piani al secondo, non si godono la vita…
il mio fa un su e giù molto lento… se la fa piano piano la tromba delle scale!
lofoten
E che dire dell’ascensore tutto in ottone che porta alla sommità del nido dell’aquila, lo storico rifugio di Adolf Hitler, sulle alpi austriache?
MoonLady
Confesso che leggendo il tuo post ed i commenti, per un nano secondo, sono stata “tentata” a lanciarmi in questa avventura;-) Anche tu non sai cosa ti perdi. Immagina la soddisfazione di arrivare, a piedi, al piano VENTI, stramazzare al suolo e sussurare (con l’ultimo respiro rimasto): ce l’ho fatta! ?
faxmaister
L’ho sempre detto che le scale sono meglio!
utente anonimo
piuttosto che prendere l’ascensore col rischio di incontrare qualcuno mi faccio anche cento rampe di scale. La Reine Paresseuse
grungy
e che dire degli ascensori con lo stesso identico brano di musica classica in loop (così tipico degli alberghi a cinque stelle)?
margherita f
wlemetafore
Un paternoster è stato avvistato nella biblioteca dell’università di Essex quest’estate. Drammatiche testimonianze raccontano di poveri italiani che sono rimasti mezz’ora là ad aspettare che salisse qualcuno prima di loro per vedere come si faceva e abbiano rischiato la vita nel tentativo di scendere
artemisia80
Io faccio sempre le scale.
E’ più da intellettuali
Lutherbell
Ricordi.
Ho tuttora un ottimo rapporto con l’ascensore/a del Residence Citadine-Trocadero, Paris.
Siamo stati insieme quasi una notte intera.
Non voleva farmi uscire.
Bello/a.
Metallico/a, sfavillante.
Parla con tono femmineo-metallico.
Alla fine ho ceduto…
Luth
…..
utente anonimo
Nell’ascensore di casa mia (tipo triste, molto molto vecchio) c’è il regolamento, la regola numero 1 è:
Chi usa l’ascensore lo fa a suo rischio e pericolo.
Giuro.
kitterlegnosky
in Ungheria hanno la fobia dell’altezza. E’ per questo che a Budapest gli ascensori vanno in orizzontale.
personalitaconfusa
sarebbe a dire?
kitterlegnosky
sarebbe a dire quello che ho detto.
Franfiorini
Ricordo l’ascensore dell’hotel ibis di Graz. Lasciai lo stomaco al secondo piano e in un nanosecondo mi ritrovai alla sala colazioni del pianterreno… non avevo più fame.
sempreinviaggio
e che dire di quegli ascensori ricavati in secondo tempo. quelli tipo sarcofago che per entrare devi incrociare le braccia e metterti di profilo. con quella luce talmente gialla che appena entri ti guardi allo specchio e già ti vedi imbalsamato.
lasgrigua
E le targhette con la scritta “chiudere le portine interne” appiccicata ovunque?Ti fa venire davvero voglia di lasciarle aperte quelle cazzo di portine..tanto io mica abito lì 😀
Rasmus
Gent. PersConf, Lei mi scorda il corrimano presente per legge nell’ascensore cat. fico…
(Le rammento altresì che il puls. ALT è disattivato, sempre secondo legge)
ciops67
Targhetta in alluminio
“…Ascensore colladuato dall’E.N.P.I…..”
L’ENPI è soppressa dal 1978 eh eh eh
bloogo
Dai nonni c’era quello con le 10 lire, però alzandosi con le braccia sui corrimano e sollevandosi da terra, partiva anche senza il deca…
Il difficile, ma s’impara, era sollevarsi E premere il bottone giusto per salire, senza toccare il pavimento.
utente anonimo
notte di natale 2004:
ore 23 e giù di lì.
io, mia madre e mia sorella,
intrappolate nell’ascensore.
quello scemo.
il tecnico,
più scemo di lui,
è arrivato dopo 2 ore
di canti natalizi
(chiesa accanto)
e geloni in varie parti del corpo.
buon natale,
dita von teese.
mucio
A questo punto mi aspetto una dissertazione sulle targhette presenti nelle scale e negli androni dei palazzi. In quello mio, poi solo di mia nonna, per più di trent’anni c’è stata questa targhetta che ho imparato ha memoria e che riporto testualmente
“Le scale, l’androne e l’ascensone e l’anticamera della tua casa. Rispettila”
3 errori in una sola frase.
Ps Grazie per il signore, ma sono ancora signorino
Egotique
tana per l’ascensore triste! Che sta in viale Brianza al 30 e si è rotto proprio stamattina, poverino. La fine di una gloriosa carriera.
personalitaconfusa
Una prece.
Neplan
Quanto mi piacerebbe avere due branchie.
Il palombaro
personalitaconfusa
A chi lo dici…