Enrico Ghezzi spiega i blog alle due di notte su Raitre con il video in asincrono sull'audio

Da leggersi in asincrono voce/video alle due di notte, prima di guardare un film in bianco e nero su Rai3.

Ecco… il blog… “cos’è un blog?”, mi chiedono… il blog per me segue un modello di riscatto e metamorfosi delle scritture, e lo si vede in accordo con il suo bizzarro destino di avanguardia nel raccontare se stessi, le istruzioni per il corretto uso dell’Ipod o quelle della lavastoviglie, gli editoriali del New York Times, la fenomenologia dei wanton fritti o il canone inverso. La blogosfera, o blogsfera, o blog a sfera, a sfera, come la penna, che infatti in quanto penna scrive, scrive la lista della spesa, o forse scrive un blog… la blogosfera sta prendendo la forma in un grande parco a tema culturale e noi, qui in questo preciso momento come ieri, o come tre minuti fa, stiamo vivendo in prima fila questa trasformazione. Ed è un modello ibrido tra Napoli e Disneyland: una categoria di destino italico da considerare, e ri-considerare.

Io penso che il blog (o b-log… bl-og…o golb, blob) sia un contesto di retoriche invisibili di cui non comprendiamo il funzionamento, solo perché non conosciamo chi le parla. Leggendo i blog, bisogna avere voglia di fare come quelli che vanno al cinema e si siedono in ultima fila, da soli ed in silenzio, e passano il tempo a toccarsi la testa e a grattarsi, pensosi ma rapiti… così, o solo così, si riesce a dire che in quel post c’è qualcosa di interessante, quell’altro è meno buono…però questo è solo un piccolo piacere, o una commistione mista, appunto: puro vagare.

Gli americani e il cinema americano degli anni Trenta… eh? Ah no, scusat… stavo dicendo, il blog, i lettori devono inventarselo loro, ma io non credo nell’orgoglio underground delle erudizioni dei, o sui, o nei blog. Se c’è un senso… un senso profondo della innovazione psicologica del blog questo viene non tanto dalla scrittura di un blog quanto dalla possibilità di viverla, questa scrittura, o di vederla riflessa anzi fissata nel monitor pensando se stessi in un altrove, finendo così per non essere in nessun punto… come se fosse uno specchio che riflette immagini in realtà molto diverse dall’originale, eppure fedele… ma allora che specchio è?

Al di là di un certo scintillio mediatico (forse?) necessario, l’occasione del blog in quanto tale adesso è quella di oltrepassare l’idea del circuito, del grand tour.. tùr… e di creare un piccolo polo della fantasia, una forma di cultura e di vita più… più immateriale, intangibile, magica, meno legata all’esemplarità, alla classificazione e al consumo e più all’invenzione e allo scambio… o al cambio.

Il modo più affascinante di vedere i blog è dal mare, dal porto di Napoli, come e oltre. Penso a questi giorni come una sorta di messa-in-mezzo/messa-in-scena della blogosfera come fortissima proiezione mentale (quale è già) con alternanze di momenti in cui la blogosfera stessa si fa spettacolo in occasione di eventi… eventi che si svolgono al largo, magari a bordo di una portaerei abbandonata, deserta: una (ri)messa in scena del blog ma come happening a priori.

41 Comments
  1. badgi

    Dura la peperonata da digerire, eh? 🙂
    §x, non devi raschiare il fondo del frigorifero se e’ vuoto, ci sono le pizzerie d’asporto! Vedi cosa scrivi poi?

  2. marquant

    Mi posso ritenere citato? (Anche se io non mi gratto la testa, non è elegante).

  3. utente anonimo

    magari l’autobus arriva con mezzora di ritardo. magari le strade non sono pulite. magari c’è chi passa col rosso e chi viaggia contromano. però c’è sempre qualcuno che sorride e qualcun altro disposto a darti una mano. a napoli la vita la senti. la tocchi. la respiri.
    buon tutto

  4. gilgamesh

    Vedi Napoli e poi muori.

    C’è da dire che se anche non vedi Napoli, tardi magari un po’, ma poi muori lo stesso.

    Però chi ha coniato la frase intendeva che dopo aver visto la Bella Napoli puoi pure morire, perchè mai più vedrai di meglio. Discutibile, ma un bell’omaggio a Partenope. Che sia detto per inciso, bella lo è davvero, come città e come dintorni.
    E al di là dei pregiudizi e dei luoghi comuni, a me piacciono anche gli abitanti, per tanti motivi.

    Come già comunicato, ci vediamo là.
    Coraggio.

  5. jorma

    Un poeta con un bimbo sulle spalle cammina sul lungo mare, il bimbo cosi’ in alto puo’ vedere cose che non ha mai visto, il poeta’ poeticamente dira’: ” Orsu’ che fame, c’e’ una pizza da smezzare?”

  6. utente anonimo

    una dispersione identitaria nell’etere… il che vuol dire che l’identità si perde, o ne trae valore in quanto moltiplicata all’infinto? (sai… se vai di pippe mentali, aspettati un popolo di pippaioli che alza la mano…)

  7. Effe

    Se deve chiedere informazioni per raggiungere la Fiera, ecco, non le chieda a Ghezzi. La benedico. So che rimpiangerò d’essere assente. Voglio dire, lei ha l’occasione di vedere la Jervolino. Mica cotica.

  8. LadyK

    “…pensando se stessi in un altrove, finendo così per non essere in nessun punto…” Infatti, noi qui dentro non siamo in nessun posto, siamo altrove, ma ci siamo.

    Prima del discorso, ti consiglio 2/3 cocktail carichi: negroni, mojito, margarita secco. Poi, vaicondios, vi penserò tanto, ma tanto… e magari…

  9. utente anonimo

    maestro, ma parli tu, in diretta, o ti doppi come enrico ghezzi.

    la comunicazione come doppiaggio, sdoppiamento, il sé catturato nell’infinita duplicità dei non-se, forse- se,un quasi-sé.il doppiaggio come copia dell’esperienza dell’autenticità, i dioskuri dell’etere che s’infrangono. l’oscuro annerimento dell’anima che lo schermo respinge e riflette, il mito della caverna del noumeno, le istantanee immobili del meccanismo cinematografico bergsoniano.
    buona visione…(che bello l’atalante!!!)

    maestro ti volevo solo dire che anch’io sono una vittima di enrico ghezzi. a casa me lo dicono pure:ma come parli?mi pari enrico ghezzi…

  10. chickcorea

    Boh,io Napoli non l’ho mai vista, e Enrico ghezzi lo reggo solo dalle due di notte in poi.

  11. sphera

    Il discorso fila che è un incanto. Se ci porta una bella pastiera come souvenir la invitiamo a cena. E mi raccomando, tenga alto l’onore della padania, che sa che ci teniamo.

  12. utente anonimo

    ma è il maestro di tutti gli italiani. che c’entra la padania? esiste la padania?non cominciamo a fare i prepotenti…

  13. giusec

    Si. Tutto chiaro, limpido…x§, salutaci Napoli.

  14. sphera

    Bossi come Sauron? Urca, gli piacerebbe un sacco.

  15. badgi

    Mii, X§, parla come blogghi! Che almeno ci si capisce, ci si immedesima, si vive il tuo giovane Werther….. 🙂

  16. adeletta

    ..cheste ‘so piezze e post 😉 (così, per entrare in clima partenopeo)

  17. utente anonimo

    X§ non per ripetermi, ma secondo me ‘gna poi fa’. Salutami er poeta. Ou revoir! (‘ssoreta, anyway)*

  18. utente anonimo

    Ciao X§, sto leggendo il tuo blog da qualche giorno, sto guardando in archivio, leggo quelli che mi attirano di più in base al titolo… A volte non li capisco, ma credo sia un problema mia 🙂
    Vorrei farti solo una domanda, non ridere…. ma sei uomo o donna? No sai, ti esprimi al maschile, però torna sempre fuori questa alessiaonline, sono un po’ in confusione.
    Scusami
    Ah, sono Anna, nn voglio fare come al solito che invio sms da qualche sito e non inserisco il nome, lasciando il destinatario nella perplessità + totale.

  19. Zu

    X§, hai appena avuto la dimostrazione che il tuo “cambio di sesso” suscita l’interesse dei neofiti. Ma potrai toglierti ogni dubbio sul taglio dell’intervento chiedendo al primo posteggiatore abusivo autorizzato (dagli abusivi) che incontrerai. Lui ti saprà dire.
    Per la pappa, ricordati che in zona (piazzale Tecchio) c’è Charlie che oltre alla buona pizza ha le fritture come si deve. Se invece volete sgambare 400 metri, da lì percorri via Diocleziano (dove prima passava il tram e adesso parcheggiano sulle rotaie) verso via Cavalleggeri Aosta. Lì all’angolo spendendo davvero pochissimo mangi da Vittorio che cucina da dio, una cucina davvero casereccia, curata e accurata. Il servizio invece è decisamente alla buona.
    Mi raccomando, tratta bene il Poeta!

  20. gilgamesh

    Grazie Zu, faremo tesoro dei tuoi consigli. Noi abbiamo l’albergo in via J.F.K. che è la a due passi, e Vittorio sembra una buona soluzione.
    X§ invece sostiene di alloggiare al grand hotel ma non ha precisato quale (il nostro si chiama Hotel Domitiana, un dignitoso tre stelle).
    Si parte tra un paio d’ore coll’Eurostar da Orte.
    Hasta la victoria forse.

  21. spad

    cos’e’ un blog?.. blog??.. oh, certo che parli strano..

  22. IRI

    a volte superi te stesso/a::

  23. Ipanema

    potremo vedere in real player il video della serata? un bel modo per festeggiare san valentino! Ipa

  24. sgviti

    Mi dispiace, stasera dovevo esserci anche io. E sì che sono qui vicino, a Ercolano! Ci verrò domani al Galassia Gutemberg. Il tuo blog è divertente. Complimenti, deve essere faticoso. Ci vuole coraggio. Per me è una fatica immane iniziare a scrivere sul mio blog, perché non ho idea se quello che scrivo otterrà successo, anche solo la metà della metà di quello che scrivi tu, se sarà solo tempo sprecato.. Non credo di poter scrivere nulla di buono col presagio di non suscitare alcun interesse in nessuno, con la paura di sucitare solo indifferenza, sarebbe tempo investito nella e per la solitudine! E’ un investimento di tempo ad alto livello di rischio il blog. Ditemi dove sbaglio

  25. utente anonimo

    Non ho mai scritto sul tuo blog, anche se lo leggo da un bel pò!
    Ma oggi dopo averti ascoltato su Radio3 sono felice finalmente di associare la tua voce a ciò che scrivi!!!
    ciao!

  26. mianonnaincarriola

    Questo doveva essere il mio sapiente intervento a Galassia Gutenberg ma per evitare svenimenti tra i convenuti ed rovinose esplosioni gonadiche ho preferito bloccare la parte saiente di me ….Ma è giusto che si conosca il sapiente …perchè se lo si conosce lo si evita….
    Per dirla tutta citando NIETZSCHE il blogger è qualcuno che costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera, sogna cose straordinarie; che viene colpito dai suoi propri pensieri come se venissero dall’esterno, da sopra e da sotto, dagli avvenimenti come da fulmini. Forse è lui stesso un temporale gravido di nuovi fulmini. Ma anche un essere che spesso fugge da se stesso, ha paura di se stesso – ma che è troppo curioso per non “tornare a se stesso ogni volta. Taluni sono caratterizzati da un altissimo spessore sociologico che sottende un’acuta introspezione. Si leggono in filigrana raffinatissime citazioni: la contaminatio plautina, il vangelo apocrifo di Gedeone lo stilita, Raffaele Viviani, Verga e perchè no …diciamola tutta, anche Materazzo, King, King Konge Quentin Tarantino. Vanno comunque interpretati su molti piani quello del significato, quello del sigificante, nella dimensione esistenziale di chi comunica , alla luce dl canale di comunicazione, sotto l’aspetto metaforico ed infine, diciamolo tutta senza infingimenti ed ipocrisie, valutando la spinta ed il sostrato psicanalitico. Chi legge potrebbe dare una interpretazione filtrata dal contrapposizione ideologica. E’ di tutta evidenza che Lacan e la Scuola di Francoforte hanno fatto chiaramente luce sul momento di crisi dei processi di comunicazione interpersonale e la conseguente implosione della componente onirica. Ben vengano allora chi, all’alba del III Millennio, fa buona leva sulla percezione fisica. Che poi la stessa sia vuota di contenuto nulla toglie e nulla mette alla traslazione definitiva della fase aedica che muta nella fase grafica! Si parte da proposizioni molecolari ” complesse e e si riducono a ” proposizioni atomiche ” elementari, non ulteriormente scomponibili. Con questa ardita operazione gli enunciati linguistici sono in grado di predicare il vero e il falso. In conclusione: ” il nome significa l’oggetto. L’oggetto è il suo significato. Forse questa prolusione è stata troppo icastica ma talvolta la sintesi è utile al perseguimeento dell’obiettivo, pur’anche scontando la cripticità del logos in senso stretto……..

    Stai male …. respiri a stento? 😉

  27. sand

    beh… il clima a galassia era questo, ieri sera, più o meno…. soprattutto durante gli interventi di giulio mozzi :p (scherzo, non linciatemi)…. per non parlare della polemica di strelnik contro tiziano scarpa (che deve avere problemi con i “guardani delle soglie”, chiunque essi siano), che ha fatto sembrare i blogger tutti grandi scrittori frustrati in cerca di contratto e che per mantenersi sono costretti a lavorare 20 ore al giorno…. mah, io non la penso così… non credo nemmeno che quello dello scrittore sia un (non-)lavoro semplice senza orari e senza scadenze…. una cosa è scrivere su un blog, un’altra è scrivere un racconto.. un romanzo…. impeganrsi a farlo…. io la penso così (ovvero non linciatemi 2)…. impagabile surrealtà era data dalla signorina che spostava i microfoni ad ogni intervento, continuamente… a un certo punto qualcuno ha anche spento le luci… forse per mandarci/vi tutti a casa e dare inizio al tamarrissimo dj set? nessuno ha detto niente… mah… tipi strani questi blogger. ciao personalità confusa, ieri mi hai dato tanto l’impressione di un simpatico manga 🙂 molto carina la pizia, anche se non ho capito quando, un po’ seccata, s’è definita “snob”, alla fine di un suo breve intervento, senza rispondere alla domanda… magari qualcuno l’aveva/ha attaccata su questa cosa? molto intelligenti gli interventi di luca sofri, scontato dirlo.

  28. utente anonimo

    il creatore che parla della creazione e della creatura, e addirittura cerca di spiegare la legge chimica che porta ala creazione della creature e/o delle modifiche sul tutto circostante, derivanti dalla creazione e dalla creatura….non funziona.
    mi sono fatto portare a napoli, ed ero curioso di vedere/sentire…che delusione…almeno ci fosse stato qualcosa di udibile, se non interessante…e il dj set ? mio cugino alla festa per la comunione ha messo su qualcosa di meglio…peccato.
    comunque, cara x$ona $xonata, se proprio vuoi farti un aperitivo, non scegliere l’intra moenia a piazza bellini, è uno dei caffè più inutilmente costosi del circondario. se giri a sinistra e scendi verso l’ospedale, c’è un pazzo che per aperitivo ti serve 205 cl. di martini, per 2 euro.

  29. utente anonimo

    Sabato 14 febbraio, Napoli, Fiera d’Oltremare. C’è Galassia Gutenberg e alle 19.00, nella Sala Metrò, un dibattito dal titolo “Blog e bloggers: quale identità?”. Introduce Marino Sinibaldi, direttore di Radio Tre Rai. A seguire, intervengono: Luca Sofri, figlio di Adriano; Giovanni De Mauro, direttore di “Internazionale”; Tiziano Scarpa, coblogger di Nazione Indiana (ed altro); Giulio Mozzi, dell’omologo blog (ed altro); La Pizia (Eloisa di Ruocco), blogger (ed ora anche altro); Personalità Confusa, che mai tanto una testata beccò nel segno.
    Tutti vestiti da blogger, neanche una cravatta. Prevalenza di teste rasate, con parecchie chiome scaruffate. Vocine dolcissime, impastate d’un quasi veneto nel caso del Mozzi, d’un quasi antipatico per Scarpa, d’un quasi nasale per Sofri. La Pizia, invece, d’un dolce neutro, a 20 decibel di sotto. Fighi, fighissimi: è evidente che qui c’è il meglio della rete, una gran zuppa di pesce, bavosa, scorfano e merluzzo. Si sente da come boccheggiano, “com’è profondo il mar / com’è profondo il mar”. Cos’è un blog? Difficile sintetizzare o, peggio, trovare un minimo comunque multiplo in mezzo a tanti sottilissimi appercepire l’autocoscienza di blogger. Se proprio si deve, è lecito prendere fior da fiore e allora parrebbe che esista un gradiente “pensare-scrivere-pubblicare-interagire” lungo il quale un narcisista medio evolve fino al Parsifal perfetto che c’ha un sito. Dall’incoscienza prona del riempitore a iosa di Smemorande e Moleskine, all’opistotono del presuntuosetto con la puzza al naso che per tre accessi venderebbe sua madre.
    Previti è un blogger, allora. Cofferati è un blogger. Più blogger di tutti è Roberto D’Agostino. Volendo, Il Corriere è un bloggerone. Quando la cosa è povera e semi anonima, ma almeno con cinquecento accessi pro die, scatta il quid: poesia, commento, informazione, tutte le sottospecie d’arte del comunicare, compresa la polemica da vaiassa, il distinguo sulla purezza del rispettivo pacifismo, il report della notiziola succulenta e strana che prima solo La Settimana Enigmistica coglieva, mettendola in “Forse non tutti sanno che…” o “Strano, ma vero”. Sintetizzato bene? Mica tanto. Gli autorevolissimi dietro il tavolo sul palchetto, che spiegano ai meno autorevoli presenti in sala, hanno bisogno d’un feed back e chiedono “chi di voi è blogger, alzi la mano”, facendo poi la controprova chiedendo “chi di voi sa cos’è un blog?”. Un 40 % è lì senza essere blogger, o vergognandosene un pochetto dopo quelle definizioni, né sapendo (più) cos’è un blog o di avercene davvero uno. Gli autorevolissimi ne deducono che si debba forzare il criterio identificativo fino all’episiopesi tracagnotta: un blog non è diverso da un telefonino, se fa le foto e manda messaggini. Ci siamo quasi? No, alla fin fine è meglio rifugiarsi in una bella tautologia: un blog è un blog. E il blogger è un vanitoso che talvolta non fa errori d’ortografia. Scrive di tutto, Iraq, mestruazioni, cardinali pedofili, prezzo dei mango, formule tantra, barzellette sui carabinieri morti, Berlusconi-porco, mi-piace-Socci-sì-sì-mi-piace-un-casino, Selvaggia-sei-simpaticissima, “ci linkiamo a vicenda, ché nessuno vede?”.
    Democraticamente la parola passa al gentile pubblico. Interviene uno di cui qui ci sfugge il nome, ma incazzatissimo come uno Spartacus: vuole tracciar riga tra il blogger che fa pure lo scrittore e/o il giornalista e quello “puro”, che non guadagna un soldo se non facendo il fattorino, il co.co.co. o la bagascia. E’ chiaro che per Spartacus il vero blogger è della seconda schiatta, l’altro si autopromuove subdolamente, rubando l’attenzione dell’intero web a lui, che qui pure ci sfugge se fattorino, co.co.co. o bagascia. Secondo carotaggio tra la platea: un ultrasessantenne che tiene un blog dal nome esotico e suggestivo, mianonnaincarriola.splinder.it, che, se qui è l’unico linkato, è perché parve più in buona fede di tante petunie, macchienere e cazzeggi vari. Chino sul microfono imprestatogli dalla liberale presidenza del microconvegno, egli profferì: “E’ solo narcisismo, lo faccio solo per narcisismo”. Il che ha fatto sorridere d’un sorriso obliquo i narcisisti con la spocchia notevolmente più cliccata della di lui nonna in carriola.
    A immortalare l’interessantissimo meeting, Radioradicale e il Tg Regione; qualche giornalista, se c’era, si nascondeva imbarazzato come accade ad un comune mortale, quando lo coglie un transfert d’imbarazzo a sentire Ferdinando Sallustio a Passaparola cantare l’ennesima ninnananna, che gli venisse una cancrena tanto è simpatico!
    Alla fine, blog party: una ventina di non-andati-via, con spumantino in mano e musica a un volume tanto alto da spaccar più d’un’anima gentile. A saperlo, rimanevo a casa: venire qui è stato quasi totalmente inutile. Se non fosse che il figlio di Adriano Sofri era in compagnia della gentile nuora di Adriano Sofri. Di lei abbiamo potuto contemplare il delizioso incarnato cui le telecamere del Grande Fratello han fatto decisamente torto: è una gran bella signora. In casual, poi, ricorda la studentessa di cui s’innnamorò l’adolescente mai morto in noi, una volta, sull’autobus, ai tempi del liceo. (L.C.)

  30. personalitaconfusa

    >mai tanto una testata beccò nel segno.
    non capisco, mi hai dato della “testata”? mi son beccato una testata?

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