Stenografia di una conversazione avec la collega dirimpettaia

Terapia d’urto: continuo a scrivere corbellerie qua sopra, per curarmi (pare che scrivere faccia bene, chissà se è vero).
Gli unici che si lamentano del mio nuovo hobby, che è anche la mia terapia, sono i miei colleghi, i quali si domandano cosa faccia in silenzio con le mani danzanti sulla tastiera per ore. Loro sono totalmente esclusi da questa cosa dei blog (questo mondo in cui siamo io e te adesso), non sanno nemmeno che i blog esistano, e anche se lo sapessero, non ne capirebbero il funzionamento.

Ecco, si avvicina la collega dirimpettaia. Trentenne, laureata, nubile, parrucchiere ogni settimana, aperitivi al Gattopardo (il locale più frequentato da scemi della città). In ufficio, se il mio hobby è il blog, il suo è mandare 800 messaggi al giorno al nuovo fidanzato. Il quale però, quando va allo stadio, è pure cornuto, poverino. E non lo sa. Non lo conosco ma un giorno dovrò trovare il modo di avvertirlo, ad esempio con una lettera anonima scritta coi ritagli di giornale:

 

Stai CON una scema E 6 pure becco

 

Per attaccare discorso la dirimpettaia mi pone il quesito più brillante che le passa per la testolina ben pettinata. Da ora scrivo in diretta il dialogo.

– Ma tu hai visto ieri sera il film con Giooorg Cluneiiii?

– Quello dello spumante?

– Cheeee???

– Dico, George Clooney, quello che per andare alle feste deve portarsi lo spumante altrimenti non lo fanno entrare (riferimento colto alla pubblicità tv, No martini no party).

(lei mi guarda, aggrotta la fronte, poi si illumina: ha capito) – Aaaaaaaaaaahsssssì! Lo spot! Nomartininopartiiii!!! Cheeee fico, neh?

Neh?

– Ma si può sapere cosa stai scrivendo? La tua autobiografia?

– Sì, direi di sì. Più o meno.

– Uuuuuuuuuh dai-dai-dai-dai!! Fammmmmela leggere, dddddaaaiii!!

– Senti…

– Edddaiiiii!!!!

– Ma una padellata di cazzi tuoi, fritti, non te la vuoi fare?

– Uffaaaa, sei sempre cosssssssì volgare!

E si allontana. Meno male.

Forse ho esagerato. Non so come mi vengano queste oscenità, sparate in faccia a un essere innocente e privo di intelletto. Devo essere sull’orlo della pazzia. Per questo sono in cura.

43 Comments
  1. marmaid

    Cara personalitàconfusa, il tuo blog è avvincente.
    Rimango sempre più stupita dall’atmosfera del tuo luogo di lavoro. Ma come fai a sopravvivere?

  2. BillieJoe

    quelli/e che vogliono leggere quello che scrivi al computer non li sopporto! si facessero una sportina di cazzi loro veramente! meglio essere volgari che farsi i cacchi degli altri!

  3. marmaid

    Comunque c’è un panorama umano molto interessante. Posso chiederti che lavoro fai?

  4. dege

    spesso leggendo il tuo blog mi ritorna in mente prepotentemente il luogo dove lavoravo l’anno scorso che era ricchissimo di personaggi molto coloriti come i tuoi colleghi… vuoi vedere che lavori dove lavoravo io prima….???

  5. utente anonimo

    BillieJoe dice:
    “quelli/e che vogliono leggere quello che scrivi al computer non li sopporto!” …
    …io invece i miei lettori li adoro, perché scrivo per me stesso ma amo essere letto (anche se il piacere dipende da chi ci si sdraia sopra).
    ciao

  6. alessiaonline

    manu, dege scusate ma non posso darvi troppi riferimenti, se qualcuno scopre sta roba sono cavoli amari… dege, io l’anno scorso ero qui e non ricordo stagisti licenziati:) diciamo che l’azienda si occupa di ‘comunicazione’ (che poi non vuol dir niente) e che io sono in 1 ufficio di impiegati 30enni come ce n’è a milioni a milano e nel mondo….

  7. AG

    se non fosse che sono l’unica donna in sto ufficio, inizierei a pensare che potresti essere una mia collega.
    ve l’ho mai detto che da me si fanno le votazioni delle tipe che passano per strada?

  8. BillieJoe

    Giulio/Zu intendevo dire quelli/e che conosci di persona e che vogliono leggere mentre scrivi. ovvio che anche io adoro essere letta dagli altri…sconosciuti però. ciao 🙂

  9. utente anonimo

    vai tranquilla con la blog terapia…beccati questa citazione:
    “Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di psico-analisi arriccerranno il naso a tanta novità. Ma egli era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse, che l’autobiografia fosse un buon preludio alla psico-analisi. Oggi ancora la mia idea mi pare buona perché mi ha dato dei risultati insperati…”
    Prefazione de “La coscienza di Zeno”

  10. marianna

    personalitAconfusa, ti capisco. anche qui si sta passando un momentaccio, tra attacchi di follia pura, momenti di scazzo assoluto. e il blog aiuta, caspita se aiuta…. se solo non avessi sempre il capo che mi arriva da dietro come una faina e mi becca regolarmente a farmi i cazzi miei. comunque siamo coleghe, anche qui ci si occupa della benedetta “comunicazione”.

  11. marmaid

    Da quanto leggo mi reputo una privilegiata: sto davvero bene dove lavoro, i colleghi sono simpatici, si chiacchiera, si ride e si lavora meglio perché quando il clima è sereno la produttività sale.

  12. Dulcinea

    Almeno tu non sei costretto a subire un tripudio di luoghi comuni, conditi dal qualunquismo più sfrenato, con una punta di berlusconesimo ed anche una manciata di “mors tua vita mea”. Fidati, il vuoto pneumatico che trovo io ogni mattina, con lo sguardo da bovino non pazzo ma totalmente inebetito, sfida e batte qualunque stronzanomartininoparti. E comunque è da dimostrare che anche lei non abbia un gran bel paio di corna a scompigliarle l’acconciatura. Ciao Dulci.

  13. alessiaonline

    Ciao artique sono qui! No, non guardare sul monitor, sono quella manina che ti fa ciao dalla scrivania di fronte alla tua! tu sei la mia dirimpettaia, vero?:)

  14. utente anonimo

    ehhh sarebbe proprio paradossale se fosse lei sul serio!! 🙂 magari non ti starebbe più tanto antipatica!!
    credo che siamo tuti nella stessa barca!!

  15. dege

    no ma infatti non volevo sapere dove lavori, capisco che non lo voglia far sapere. Io lavoravo per una società editrice tra le più importanti in Italia… ma non ha alcuna importanza. Era solo per condividere con i tuoi lettori una esperienza.

  16. alessiaonline

    sul paradossook, ora ti racconto cosa è successo poco fa: vado dalla mia dirimpettaia, ridendole in faccia e urlando: “Ti ho scoperto, tu sei artique!!! Lo sapevo!!!”
    La mia dirimpettaia mi guarda svanita e mi chiede cosa vuol dire Artic. Temo non sia lei. Se è lei, è la più grande attrice del mondo. Poi scrivo all’Auro blog e lei mi spiega che il suo dirimpettaio è un muro (continua?)

  17. utente anonimo

    Ma sei grande anche nei commenti!! 😉
    che fortunato che sono ad avere una webagency tutta mia, questa è la riconferma che abbiamo fatto bene a licenziarci in blocco per viverci la nostra avventura indipendentemente. Qui nessuno mi scassa se bloggo (ovviamente nei limiti! 🙂 e i miei colleghi son anche i miei amici!!

  18. Dulcinea

    A me il blog la sta uccidendo l’autostima (o almeno quelle briciole che c’erano)… Avrò preso la mia terapia contromano, o sono un caso da clinica? Buon fine settimana e, i complimenti che ricevi su carta, blog o altro mezzo, sono ben meritati. Sebbene confusa ciò che scrivi mi coinvolge, mi strappa sorrisi e mi costringe a fermarmi a riflettere. Grazie. Dulci.

  19. utente anonimo

    Lo so, non era il fulcro di tutto il post, ma

    > Ma una padellata di cazzi tuoi, fritti, non te la vuoi fare?

    mi piace da morire, ha un non so che di poesia…

  20. apachel

    a secca…ma SEI UN MITO!!! sto leggendo il tuo blog!!! mi fai ammazzare dalle risate!!! dai un cazzotto in faccia alla collega impicciona..io di solito faccio cosi’!!! Brava. brava, brava.. complimenti

  21. utente anonimo

    MESSAGGIO CHE C’ENTRA NIENTE – Ciao confusa, ti volevo ringraziare delle preghierine per il mio micio 🙂
    Sil

  22. mu

    messaggio che c’entra con un altro post, non con questo qui, ma già che ci sono lo scrivo qui: so chi “smercia” ancora i libretti di stampaalternativa!!! 🙂

  23. utente anonimo

    Alessia, è troppo forte il tuo modo di scrivere, vermente! Mi hai fatto morire dalle risate! Ci vuole sfacciataggine, volontà e anche un pò di volgarità alcune volte nella vita, se si vuole che la propria vita rimanga propria! Brava! Sei stata una grande!
    Taurie

  24. utente anonimo

    Per Giulio/ZU
    perchè cliccando sulla tua homepage mi dice che non esiste?! 🙁

  25. utente anonimo

    Grazie mu!

  26. energizer

    Mi stò infettando. Diventerò pazzo come tutti Voi.

  27. zop

    io non avevo mai visto così tanti commenti! CASPITA!
    non mi resta che buttarmi anch’io nella folla con nonchalance…

  28. rexistenz

    >>> seguo a ruota…la descrizione di alessia è straordinaria e i vostri commenti divertenti ….grazie alessia, grazie bloggers! ogni giorno mi arricchite le giornate!!

  29. alessiaonline

    cazzarola quanti commenti! adesso ne scrivo uno anche io così arriviamo a 38. ecco fatto.

  30. utente anonimo

    esilarante

  31. utente anonimo

    Marco Conidi http://www.marcoconidi.com/
    Da albatro
    Le mie mail sono seminterratocity@hotmail.com oppure junky@mpemail.net

    QUESTO MESSAGGIO E’ DEDICATO A CHI VOLESSE AVVICINARSI AD UN VEERO CANTAUTORE DI MUSICA
    ROCK/POP CIOE’ MARCO CONIDI
    QUESTA E’ LA SUA DISCOGRAFIA:
    E TRA POCHI GIORNI STA PER USCIRE IL SUO NUOVO LAVORO DOVE CI SONO DELLE CANZONIMERAVIGLIOSE TRA LE QUALI L’AMORE CHE VIENE E IDENTITA’ CHE POI E’ IL NOME DELL’ALBUM…
    IL SUO SITO E’ http://www.marcoconidi.com/
    CREDO CHE PARECCHI GIA’ LO CONOSCANO MA SONO STATI PLAGIATI DALLA MUSICA ODIERNA DELLE PLAYLIST
    ECCO ALCUNI SUOI DATI:

    DISCOGRAFIA

    1989 FERRAGOSTO ’66 Ed. Musicali IT
    1991 MARCO CONTA UNO DUE TRE Ed. Musicali IT
    1992 C’E’ IN GIRO UN’ALTRA RAZZA SONY Music
    1994 STELLA DI CITTA’ SONY Music
    1998 MARCO CONIDI Alabianca Group – TOTEM records
    2000 SCUSAMI TANTO – cd singolo –
    2001 REPRISE – cd live –

    BIOGRAFIA
    La storia di Marco Conidi è una storia vera e particolare.
    Poche volte all’interno del panorama della musica italiana è successo che un atista senza massicci investimenti da parte delle major e con delle pause discrete tra un album e l’altro, godesse di un affetto e di un seguito di tali proporzioni, fedele nel tempo, da parte di migliaia di ragazzi in tutta Italia.
    A riprova di tutto questo è sufficiente citare, ad esempio, le migliaia di contatti che il sito ufficiale, marcoconidi.com, registra mensilmente, ed il fans group che ha ormai superato gli 8000 iscritti.
    Tutto questo si deve al fatto che le canzoni di Marco sono entratre di prepotenza nel cuore di molti e grazie alle radio, ma soprattutto al passaparola ed a centinaia e centinaia di concerti in tutti i club d’Italia, il rapporto instaurato con i fans si è alimentato costantemente e si è rafforzato sempre più, al di fuori dei tradizionali meccanismi che regolano il mercato discografico.
    Autore da sempre di tutte le sue canzoni, Marco Conidi, mantenendo uno stile personale specialmente nella scrittura dei testi, ha unito la propria personalità al suono del tempo che cambia.. passa e ritorna.
    Appassionato di rock da sempre, è in questo mondo che intreccia vari stili e varie influenze.
    Interpretato da altri artisti tra i quali Paola Turci e Luca Barbarossa, ha sempre ricevuto attestati di stima da più parti, come ad esempio la citazione nella “Guida ai 100 Grandi Album della Musica Italiana” di Editori Riuniti.
    Bruce Springsteen in persona, dopo aver letto la traduzione di Marco di “One Step Up” (Un passo via da te), ne ha apprezzato la versione e ne ha autorizzato la produzione per l’album tributo “For You”, rendendo di fatto Marco uno dei pochi artisti in Europa autorizzato a tradurre il Boss.
    La regione Sicilia ha voluto premiare nel 2000 il brano “Italiani d’America” come Canzone Italiana Per Il Mondo.

    Queste ed altre sono piccole tappe della storia personale di Marco Conidi
    …ma il meglio è ancora da scrivere…
    http://www.marcoconidi.com/

    DA UN ANGELO MALEDUCATO

    Si intitola ‘Marco Conidi’ l’album che segna la ‘rinascita’ artistica a tempo di rock del cantautore romano: una breve intervista….
    Il nuovo album porta semplicemente il suo nome, come se fosse il segnale di una rinascita artistica: Marco Conidi, 31 anni, due partecipazioni al Festival di Sanremo (una con Bungaro e Di Bella), una svolta rock inaugurata con l’album “C’è in giro un’altra razza” nel 1992, riparte da una manciata di nuove canzone e da un’iniezione di fiducia arrivata con l’incontro dei suoi nuovi partner musicali, tra i quali spicca il chitarrista Vincenzo Mancuso (già con Francesco De Gregori per album come “Canzoni d’amore” e “Il bandito e il campione”). “Ho trovato gente entusiasta con cui lavorare, con cui ci siamo potuti prendere i tempi giusti, veri musicisti con cui è un piacere suonare dal vivo”, ha detto Marco, incontrato a Roma in una densa giornata di promozione. Il suo album è decisamente migliore del precedente, più credibile soprattutto dal punto di vista musicale, e rappresenta la fusione delle due anime di Conidi, quella rock accanto a quella più cantautorale: “Forse il precedente album aveva dei suoni più forzati, mentre qui non mi sono vergognato a mettere degli archi quando ce n’era bisogno, pestando duro quando era il momento. Volevo fare un disco che mi rappresentasse appieno”.
    Nel disco è citato Ligabue (chiamato “Zio Luciano” nel brano che apre, “Ali e stivali”), al quale d’altra parte Marco è legato a doppio filo: “Anzitutto non mi vergogno affatto ad ammettere che sono un suo fan da sempre; inoltre qualche anno fa il gruppo che suonava con me era quello dei Rockin’ Chair, che adesso è al suo fianco. In ogni caso, anche se i riferimenti a Ligabue sono evidenti, non è solo lui la mia influenza: io sono attratto da diversi musicisti, e tra gli italiani posso citare Fossati, Rino Gaetano e i Nomadi, mentre per gli stranieri ascolto molto Springsteen (sul disco è presente una splendida cover in italiano di “One step up” del Boss), ma anche R.E.M., Counting Crows, Neil Young”. Il disco di Marco Conidi fa anche i conti dei testi molto personali e autentici, tra i quali spiccano “Dall’altra parte del fiume” (“E’ la canzone che mi piace di più, quella che mi ha emozionato scrivere e che mi emoziona di più riascoltare”), “Italiani d’America” (“un brano a tema, scritto su gente lontana: l’idea ci è venuta a Casteldaccia, vicino Palermo, dove abita Vincenzo. Lì gli anziani ti raccontano storie di emigranti, e ti fanno immaginare la vita di quelli che sono partiti per andare lontano”) e “Cuori separati” (“sono stato indeciso fino all’ultimo se metterla nel disco, perché era una canzone che avevo scritto soltanto per me. Parlava della mia situazione di separato e del rapporto con mia figlia. E’ una canzone che dà serenità, dopotutto, e adesso sono contento che sia finita sul disco. Credo che possa anche servire un po’ a qualcuno…”).
    Insomma un buon disco, che fa dell’autenticità e della voglia di trasmettere energia i suoi punti di forza, che del resto sono gli stessi del suo autore. “Adesso che ho ricominciato a girare”, dice Marco salutando, “ho scoperto che molti ragazzi non mi hanno dimenticato, e anzi mi trattano come un amico. Per me questo è veramente il più grande onore. Vuol dire che ho trasmesso loro qualcosa che dura…”
    (02 mar 1998)

  32. utente anonimo

    ragazzo, ti leggo da due ore e non riesco a staccarmi. Che sia l’aria della zona di Lambrate che ha segnato anche me a forzare questa apparente sincronia di onde cerebrali? Malattia mentale? Ca**o.

  33. neicinema

    Quella del post è al livello di una mia amica che per dire che il suo nuovo tipo è un figo mi fa: “ma pensa che è stato sul monte bianco !! …. ma proprio in punta eh !!”

    Ciao spersonalità sconfusa !

  34. utente anonimo

    Ordinaria ingiustizia a Ostia Lido.

    Una storia agghiacciante di presunti abusi ed omissioni presso il Municipio Roma XIII di Ostia Lido.

    Pubblico un esposto (l’ultimo di una lunga serie ignorata) per far valere i miei diritti negati e schiacciati dall’apparato burocratico e istituzionale di Ostia Lido, aggrappata all’ultimo barlume di speranza rappresentato dalla magistratura.

    Lucia Salvati

    AL SIG. COMANDANTE

    DELLA POLIZIA MUNICIPALE

    XIII GRUPPO OSTIA LIDO (ROMA)

    e, p. c.:

    AL SIG. PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO

    IL TRIBUNALE DI ROMA

    AL SIG. SINDACO DI ROMA

    ON. WALTER VELTRONI

    AL SIG. COMANDANTE

    DELLA POLIZIA MUNICIPALE

    DI ROMA

    Oggetto: Esposto per segnalazione presunto abuso edilizio ed inquinamento da rumore conseguente ad esso.

    Io sottoscritta SALVATI Lucia, nata a Gorgoglione (MT) il 17/12/1940 e residente in Roma alla Via Peio, 30, riferisco alla S.V. quanto segue:

    Manifesto, prima di inoltrarmi nei particolari piuttosto inquietanti che hanno tessuto la trama dell’intera vicenda che vado a esporre, tutto il mio disappunto, nonché la mia profonda delusione per le irregolarità presunte (da accertarsi comunque nelle sedi competenti), che hanno costellato e viziato tutto l’iter procedurale imposto dalla normativa vigente che, alla luce dei fatti, è stato disatteso o quantomeno percorso in maniera distorta e superficiale.

    Delusione e disappunto accresciuti in maniera esponenziale dal fatto di avere sempre creduto nell’apparato istituzionale (in un’epoca storicamente incerta e di abbondante sfiducia e diffidenza da parte dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione), che ho sempre servito con lealtà, abnegazione e senso del dovere innato, in quanto dipendente statale da poco in pensione, pretendendo sempre, sopra ogni cosa il rispetto della legalità e della trasparenza.

    Sono proprietaria di una delle due unità abitative di un immobile del tipo villa bifamiliare, sito in Via Peio, 30. Dell’unità abitativa adiacente, che trovasi al civico 34 della medesima via, risulta essere proprietaria la signora Falqui Angela, che la divide con suo marito De Prosperis Alfonso e con il loro figlio De Prosperis Marco. Negli scorsi anni sono state realizzate dagli stessi ristrutturazioni, presumo di normale manutenzione, all’immobile, per la cui realizzazione sono stati prodotti rumori fastidiosi, ma che pur se eccedenti i limiti della normale tollerabilità, il mio, e quello dei miei congiunti, senso civico dei rapporti di buon vicinato, li hanno fatti rientrare in tali limiti. Come se non bastasse, alle spalle dello stesso immobile, confinante con la mia proprietà (anzi la copertura sconfina di circa 40-50 cm), è stata edificata una costruzione di circa 70 mq, in regime di totale abusivismo, salvo poi condonarla successivamente, ma senza richiedere il parere di terzi (nella fattispecie interessati e penalizzati), come da normativa vigente. Nel tempo comunque, nonostante la mia personale tolleranza, e quella dei miei cari, nei confronti di abusi e soprusi da parte dei signori De Prosperis, sono stata oggetto di numerose minacce per futili motivi (acqua piovana, una zuffa fra cani, ecc.), sfociata tra l’altro in tentativi di estorsione, a volte soddisfatti per quieto vivere, peraltro anche tramite lettere manoscritte, a rafforzare l’impianto probatorio delle condotte deprecabili poste in essere. Da parte mia, sempre in virtù del mantenimento dei rapporti di buon vicinato e per il quieto vivere, non sono mai state presentate querele.

    Frattanto, approfittando della nostra correttezza e del sorvolare sui nostri diritti, si è giunti ai fatti in oggetto del presente esposto, profondamente e gravemente lesivi nei confronti miei e della mia famiglia. Verso la fine del mese di aprile c.a. mi accorgevo che veniva allestito un cantiere nel giardino antistante lo stabile in questione. Infatti veniva abbattuto il muro di cinta con l’impiego altresì di apparecchiature ad energia pneumatica, provocando rumori insostenibili che disturbavano le normali occupazioni e il riposo della mia famiglia, costringendoci a mantenere sempre chiuse le finestre e i balconi, anche quando verso la fine di maggio iniziava a fare più caldo, al fine di alleviare i disagi provocati da tale attività. Faccio presente che nel neonato cantiere non era esibito né il permesso di costruire, né vi era apposto il prescritto cartello, con lapalissiana violazione del D.P.R. 380 del 6 giugno 2001.

    Da ciò traevo la logica conseguenza che ci trovavamo presumibilmente in regime di abusivismo edilizio. A questo punto, nutrendo delle legittime perplessità sulla regolarità dei lavori, ma soprattutto per conoscere le intenzioni progettuali coltivate dai committenti, chiedevo al signor Alfonso De Prosperis, cosa stesse accadendo. Questi mi rassicurava dicendomi che aveva fatto abbattere il muro per ricavare più spazio per il parcheggio delle autovetture. Sempre fedele alla logica dei buoni rapporti, pur potendo essere danneggiata dall’abbattimento del muro di cinta (anche solo per motivi di sicurezza, ma anche per l’immagine dell’immobile) sorvolai senza approfondire sull’eventuale abuso edilizio, cercando di sopportare pazientemente le emissioni rumorose, nella speranza di una circoscrizione ad un non lungo arco temporale.

    Faccio presente che da circa un anno soffrivo di disturbi audiologici, con accentuata ipoacusia bilaterale più marcata a destra, che proprio in quel periodo , dopo una severa terapia medica, aveva registrato un sensibile miglioramento. Quando all’incirca tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno mi sono accorta purtroppo che non si trattava soltanto del proclamato lavoro esterno all’immobile, in quanto i rumori assordanti si erano trasferiti all’interno dello stabile, ho capito che c’era qualcosa che non quadrava. Per cercare di mantenere ancora dei rapporti, pur se ormai lacerati dagli eventi, essendo impossibile espletare qualsiasi normale occupazione quotidiana, (addirittura per poter parlare al telefono era necessario recarsi in giardino con il cordless), chiesi lumi al signor Alfonso De Prosperis e a suo figlio Marco De Prosperis che inizialmente cercarono di prendere tempo dicendo che avrebbero provato a limitare le emissioni rumorose, senza però esternare le loro reali intenzioni edificative. Ciò non avvenne, anzi la situazione peggiorò, e i rumori strumentali si accavallarono addirittura, tra l’altro proprio all’altezza del muro interno di confine tra le due abitazioni (martelli pneumatici, frullini, picconi, mazzette, ecc.), snodandosi secondo una scansione temporale ininterrotta nel periodo in questione, con notevole apporto di stress. Frattanto l’iter clinico dei miei disturbi uditivi dopo l’impennata di miglioramento, aveva subito una regressione di pari passo con l’intensificarsi dell’attività demolitrice e assordante delle macchine edili, sprofondando in un peggioramento ipoacustico fino ad ora rivelatosi irreversibile. A questo punto mi illusi che in presenza di irregolarità palesi a livello di edilizia, di rumori assordanti conseguenti a lavori che presumibilmente non erano stati autorizzati, e quindi in violazione dell’art. 659 C.P., essendoci acquisita giurisprudenza inopinabile in merito (ad esempio sentenza Cassazione, sez, I, 14 maggio 2002 n. 18351), supportata dall’esistenza dell’art. 844 C.C., senza contare che era messa a repentaglio la mia incolumità fisica, tenendo conto che la protezione della salute è recepita come diritto soggettivo assoluto, relativo alla personalità dell’individuo e fondato sull’art. 32 della Costituzione, richiedendo l’intervento dell’autorità deputata, la Polizia Municipale, avrei ottenuto giustizia e avrei posto fine all’ineffabile tortura psicofisica. Iniziò il valzer delle telefonate all’Ufficio Edilizia della Polizia Municipale del XIII Gruppo di Ostia Lido, e delle risposte, a volte scoraggianti, a volte per
    ò rassicuranti, che non hanno poi avuto comunque alcun riscontro concreto di intervento, lasciandomi in preda all’impotenza e alla disperazione di dover regolare l’andamento della mia giornata in base alle esigenze lavorative del cantiere, e preoccupata per la mia salute, nonostante la normativa vigente, almeno in teoria mi tutelasse dalle emissioni di intensità eccessiva (vedi altresì l’art. 844 C.C.). Tra telefonate di protesta e promesse di intervento sono trascorse diverse settimane. Frattanto ero venuta a conoscenza che il signor De Prosperis Alfonso, con l’artifizio raggirante dell’allargamento dello spazio di parcheggio, aveva in realtà in mente di trarre un ingiusto profitto realizzando all’interno della sua porzione di immobile quattro unità abitative, con grave danno economico risultante dal fatto che da bifamiliare lo stabile sarebbe diventato pentafamiliare, con conseguente e logico deprezzamento.

    Alla luce di ciò, viste incredibilmente svanite le speranze di intervento da parte della Polizia Municipale, in data 4 agosto presentai un esposto scritto, che però non sortì ugualmente effetti significativi. Chiesi quindi l’accesso agli atti ai sensi della legge 241/90 e scoprii che era stata presentata una D.I.A. recante la data del 7/7/2005, dopo quasi tre mesi dall’inizio reale dei lavori, per una realizzazione di “frazionamento in n. 4 appartamenti e di cambio di destinazione d’uso al piano seminterrato da garage a cantina e centrale termica”. Dall’analisi di tale materiale documentale si evincono inoppugnabili risultanze che partoriscono robusti elementi dubbiosi sul modus operandi e sulla linearità dell’intera vicenda. Innanzitutto se la D.I.A. reca la data del 7/7/2005 l’inizio effettivo dei lavori avrebbe dovuto aver luogo non prima del 7/8/2005, come previsto dall’articolo 23 comma 1 del D.P.R. 380/01. Si dà il caso che il cambio di destinazione d’uso richiesto con tale D.I.A. sia stato realizzato ormai da decenni, in quanto io non ricordo la presenza di un garage nell’immobile predetto da quando mi sono stabilita nell’attuale residenza (circa 20 anni or sono). Senza addentrarci nello specifico delle opere in realizzazione, se previste o non dalla regolamentazione della D.I.A. (che in ogni caso può essere concessa salvo la lesione di diritti di terzi, che nella fattispecie appare palese), da accertare successivamente nelle sedi competenti e con personale abilitato a pronunciarsi in merito, la compiuta disamina del materiale acquisito ha messo a fuoco un nitido quadro probatorio di presunte irregolarità, che purtroppo fanno sorgere spontanei e logici quesiti, in ordine agli adempimenti di cui al comma 4 dell’art. 27 del D.P.R. 380 del 6 giugno 2001. Per prima cosa, chi ha più volte dichiarato di essere intervenuto, come ha fatto a non accorgersi dell’assenza del prescritto cartello, apposto solo in data 12 ottobre c.a. recante il numero 58952 e la data 7/7/2005 della D.I.A., il nominativo del direttore dei lavori geom. Marco D’Avello, ma non la data di inizio lavori? Come ha fatto, se è intervenuto prima del 7 agosto (o anche dopo) a non rendersi conto che i lavori erano già abbondantemente avviati, in barba alla data di presentazione della denuncia di inizio attività, nonché alla data in cui avrebbero dovuto effettivamente iniziare i lavori e come ha fatto a non accorgersi che il cambio di destinazione d’uso del piano seminterrato era già avvenuto in epoca alquanto remota? Come è stato autorizzata, in virtù di quanto appena descritto, l’esecuzione dei lavori? E se invece tutte queste presunte irregolarità sono state accertate e se come previsto sempre dall’art. 27 comma 4 del predetto D.P.R., sia stata data immediata comunicazione all’autorità giudiziaria, al competente organo regionale e al dirigente del competente ufficio comunale, o almeno all’autorità giudiziaria, come mai i lavori sono proseguiti bellamente, arrecando alla sottoscritta e ai suoi familiari danni personali, nonché strutturali (più volte siamo stati costretti a richiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco, per essere rassicurati sulla stabilità dell’immobile in seguito all’apparire di numerose crepe nei muri, comparse a più riprese nell’arco temporale dell’attività di cantiere) e di deprezzamento del proprio immobile? Non vado oltre, ma lascio alla Sua competenza, dettata dall’importante ruolo istituzionale rivestito, di verificare ed acclarare le presunte violazioni e irregolarità con l’adozione di ogni più opportuno provvedimento di legge.

    Roma 23/11/2005

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