Il cartello

Ufficio. Mi presentano il mio nuovo collega. Preciso, elegantissimo, raccomandatissimo. E brutto come la fame, simpatico come la morte, gradito come un calcio nei coglioni. Lui è un vero business manager in nuce. Mentre porge la mano mi fissa come guarderebbe un gruppo di punkabbestia sdraiati fra i cani. Devo avere un’aria particolarmente sconvolta, stamattina. Il suo non è disprezzo ma fiera consapevolezza che lui, qui e nella vita, farà molta più carriera e soldi di me. Si capisce: lui è inserito nel vivere sociale, io no.

Debbo fuggire.
C’è una cosa che faccio quando la quotidianità aziendale mi deprime. Mi chiudo nel cesso e fumo una sigarella alla finestra. Oramai è l’unico posto dove si può farlo. Ma oggi sul muro sopra la tazza hanno piazzato un cartello:

Benchè per qualcuno possa essere difficile distinguere tra un posacenere ed un water, rendiamo noto che quello qui sotto appartiene al secondo gruppo.

– Primo pensiero: il messaggio è chiaramente indirizzato a me (solo io fumo tra il personale del mio piano).

– Secondo pensiero: ma vaffanculo.

– Terzo pensiero: noialtri frequentatori di bagni pubblici non ne possiamo più di questi divieti scritti da aspiranti umoristi. Se volete vietare, basta un semplice “Vietato fumare”, “Vietato pisciar fuori dalla tazza”, “Vietato buttare gli assorbenti”. Che bisogno c’è di fare gli spiritosi, soprattutto se non lo siete?

– Quarto pensiero: che fare?

– Quinto: la soluzione è una e una sola: me ne fotto.

E così accendo la mia bionda del mattino.

8 Comments
  1. Gardenia

    «Non ti curar di lor…» Con l’affetto di G.

  2. marquant

    E si vede che la loro produzione intestinale è più gradevole alla vista e all’olfatto rispetto al tuo fumo 😀 (Solidarnosh!!!!)

  3. utente anonimo

    Mi viene sempre da pensare di queste persone una cosa: sono sul serio così? non hanno anche loro sentimenti, stati d’animo negativi alle volte come me? sono davvero felici?
    Io non so ancora rispondermi a queste domande, ma so che, con tutti i casini che quando torno a casa ho sempre vicino i miei cari che mi amano e allora penso… chissà se quel tipo quando torna a casa ha qualcuno con cui poter condividere i suoi successi oppure è solo con se stesso.
    Questo può essere un pensiero di comodo, ma a quel punto allora mi chiedo: non sarà forse fatto in quel modo proprio perché è solo come me?
    E questo lo riporta su un piano parallelo a me e me lo fa sembrare migliore

  4. utente anonimo

    poteva andarti peggio. Pensa se avessi sognato che Sofri faceva una trasmissione sui blog, ti invitava e tu sbagliavi vestito:-)) a proposito di blog-terapia, siamo sicuri che tutti questi massaggi all’ego siano una cura e non una tortura?

  5. MacUbu

    Dio, come ho presente il genere: guardano fisso ciò che al momento li attrae e si guardano intorno solo quando serve. Un po’ li invidio quelli così, un po’ mi fanno orrore.
    Quasi come la relazione che ho in questo momento con il mio lavoro.

  6. marianna

    vedo che il mio motto per affrontare con grinta la giornata di lavoro ha attechito!! bene bene… sono queste le sighe che danno più soddisfazione.

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