El Jabida
Ricevo un email con una recensione di Vivimilano (l’inserto locale del Corriere della Sera) e un perentorio invito ad una cena di amici presso l’ignoto locale ivi recensito, “El Jabida” o qualcosa del genere. Milano, zona Ripamonti. Non lo conosco. Ma mi rivelano che “si mangia couscous e kebab”.
Bizzarrie di questi tempi. A Milano, città notoriamente razzista con la cultura musulmana, ebbene proprio qui è di moda l’ etnico: i mobili marocchini, la danza del ventre, la cucina turca e nordafricana, i tessuti del Pakistan…
Distrattamente, accetto l’invito senza pensarci troppo.
Freddo. Parabrezza appannato. L’insegna si vede da lontano, c’è persino un minareto finto che si staglia illuminato. Milano, novembre 2002.
All’entrata, due statue di donnone dalle enormi poppe stringono il passaggio. C’è qualcosa che non va. In Arabia di sculture così temo non ne siano mai esistite. Sulla porta a vetri campeggia un cartello: “Consumazione minima obbligatoria 10 euro”. Ventimila lire per un mezzo chilo di ghiaccio e qualche goccia di bevanda alcolica. Anche i cocktail non hanno molto a che fare coi costumi arabi, ma la faccenda è un altra: pochi passi nel locale ed è già tutto chiaro. Ci hanno fregato. Ci stanno rapinando. Con la complicità di Vivimilano. E non possiamo scappare.
El Jabida è una ricostruzione di un Oriente a metà tra il ristorante del villaggio turistico sul Mar Rosso e la casa di Alladin a Disneyland: un harem di cartapesta, le gigantografie di tramonti dune e cammelli, frotte di milanesi che tossiscono fumando il narghilè, musica americana, centinaia di candele, incenso. Il personale è tutto italiano, compresa la danzatrice del ventre. I prezzi sul menù fanno accapponare la pelle. Una signorina biondissima ci serve del vino rosso annunciandoci sorridente che da martedì El Jabida sarà anche “sexy bar”. Il quadro è completo. Questo è l’Oriente che piace agli occidentali. Vorrebbero che fosse tutto come al Jabida.
Ceniamo con porzioni scarse di kebab (un paio di spiedini magrissimi) e couscous. In compenso ci scoliamo due bottiglie di vino toscano. Arriva il caffè e il conto della cena. 34 euro. Settantamila lire a cranio. Gelo. Smarrimento. Orrore. Me ne torno a casa pensando a quante tonnellate di roba buona avrei mangiato nella mia trattoria preferita, alla Rondine. Spendendo la metà. Di quella Vivimilano non ha mai parlato.
utente anonimo
Azz….son cose.
HoTantoDaFare
Nessuno leggerà mai questo commento ormai ma lo devo scrivere lo stesso…sono stata anche in quel locale e credimi…mi hai tolto le parole di bocca!!! non c’è una cosa qui scritta che io non abbia pensato…trattoria inclusa 😉
utente anonimo
mi sa che l’hanno letto più persone di quante tu possa pensare… testerò anch’io la segnalazione! e son cose!
utente anonimo
http://www.corriere.it/vivimilano/Entita/591_scheda.shtml?nome=TRATTORIA%20LA%20RONDINE&indirizzo=Indirizzo&tipologie=Tipologia&fasciaprezzo=Fascia%20di%20prezzo&zone=Zona
adesso c’è